Se c'è una persona che mi sarebbe piaciuto incontrare nella vita, quella è sicuramente Kurt Cobain.

Tengo questa sua raffigurazione, realizzata da Mike Shinoda, sul muro della mia stanza, vicino al letto, e spesso mi capita di fissarlo per diversi minuti senza accorgermi dello scorrere del tempo. Lui se ne sta lì, silenzioso e inerme, ad osservare ogni mio movimento mentre io cerco di scavare a fondo nella sua anima e nei suoi pensieri. Dietro una serenità apparente, si nasconde nel suo volto e nei suoi occhi profondissimi, che valgono più di mille parole, la sofferenza e la frustrazione che lo hanno indotto a lasciare per sempre questo mondo crudele. Con lo sguardo di chi ormai ha compreso l'ineluttabile, si appoggia dolcemente sulla sua chitarra che da sola sostiene il peso del suo dramma interiore. Lo scenario intorno sembra essere lo specchio delle pene che porta dentro.

Tutto è così terribilmente deprimente, le piante alle sue spalle sono accartocciate su se stesse e appassite come il suo alito vitale, mentre un piccolo stagno appare ai suoi piedi come simbolo di desolazione.

In questo quadro di scoramento, due candele si accendono nel grigiore e infondo quel senso di intimità e pace che il musicista invano aveva ricercato nel corso della sua esistenza. Una luce, seppure tenue, che è la speranza di una svolta, di una via d'uscita da quel labirinto tortuoso che era la sua vita. Dio solo sa qual era  l'angoscia che attanagliava la sua mente, l'amore che stingeva nel cuore, la rabbia che covava dentro l'anima. Per questo motivo, nei momenti difficili, quando avverto che niente sta andando per il verso giusto, sento che nessun altro può capirmi meglio di lui. In cerca di risposte osservo attentamente i suoi occhi bui, mentre i pensieri dirompono sulla mia mente come una cascata irrefrenabile. Poi, d'improvviso, mi tornano alla memoria le sue ultime parole, quelle scritte in una lettera prima dell'addio..."Pace, amore, empatia" ripeteva. Forse l'unico rimedio all'angoscia che martella la mia mente sta proprio in questo... essere empatici con noi stessi e con altri. Kurt ci ha voluto lasciare un messaggio d'amore e d'incoraggiamento nonostante nessuno abbia capito veramente il suo stato d'animo, e lui non avesse più la forza di andare avanti.

Io lo ammiro per questo e spero che adesso si trovi un posto migliore dove la sua anima possa riposare in pace.

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