Più vero del vero, ma, in fondo, tutto falso. Milos Forman, regista cecoslovacco naturalizzato americano, dopo il successo del long seller "Qualcuno volò sul nido del cuculo" e del musical hippie fuori tempo massimo "Hair", si concede una pausa dal presente e si tuffa nel passato. "Riesuma" una piéce di Peter Shaffer datata 1979 che, già all'epoca, fece scalpore vista la tesi che sostiene (va detto, del tutto infondata e totalmente inventata): Antonio Salieri, musicista di Corte, nella Vienna del Settecento ricorda, chiuso in manicomio, confessa di aver voluto distruggere volutamente l'esistenza del talentuoso Wolfgang Amadeus Mozart indegno, a suo modo di vedere, dal talento che Dio o chi per lui gli aveva donato. Tutto falso, tutto frutto della fantasia di Shaffer che s'inventa pure un episodio effettivamente avvenuto ma ribaltandone contenuto e personaggi: Mozart, già malato e poverissimo, viene contattato da un misterioso individuo (si presenta con una maschera di Carnevale) che gli commissiona un Requiem. Nella realtà ciò accadde davvero, e il misterioso individuo rimane ancora oggi misterioso, anche se le tesi sulla sua identità, negli anni, si sono sprecate; le più accreditate lo individuano in Franz von Walsegg, un impiegato dello studio legale di Johann Sortschan, altri in Johann Michael Puchberg, commerciante massone che Mozart conosceva e a cui doveva una somma di denaro consistente. Schaffer lo individua, guarda caso, in Salieri: la tesi sarebbe affascinante, a tratti persino "magica", ma certo è che nonostante il committente rimanga misterioso, studiosi ed esperti hanno da sempre bocciato l'ipotesi proposta da Schaffer.

La vita di Mozart è stata una delle più incredibili e straordinarie di tutto il mondo musicale, un talento giovanissimo bruciatosi in pochissimo tempo. Forman lo dipinge come una specie di "rockstar" della musica lirica, un folletto impossibile da trattenere e circoscrivere, un alieno nel mondo paludato e imbellettato di metà-fine Settecento. Una descrizione discutibile, certamente fu un uomo, meglio dire ragazzo, che sfidò ogni convenzione precostituita e mandò a gambe all'aria l'idea della lirica in quel tempo. Sappiamo che l'opera lirica, nonostante le partiture fossero scritte da autori tedeschi o austriaci, prevedeva la lingua italiana nel testo, e a Mozart questo non piaceva tanto da entrare in contrasto con nobiltà e musicisti di corte perchè sì, essendo lui austriaco, l'opera lirica doveva avere un testo di lingua tedesca. Ma se la descrizione del carattere mozartiano funziona e potrebbe anche essere più reale del reale, quella di Salieri, l'antagonista, è senz'altro figlia dell'opera di Shaffer. Il musicista italiano sicuramente ebbe paura di essere oscurato dal talentuoso musicista austriaco, ma non fu mai davvero un uomo tanto rancoroso quanto vendicativo come Forman lo racconta, ed ebbe anche lui soddisfazioni notevoli a livello artistico e compositivo (39 composizioni teatrali all'attivo).

Eppure il film di Forman, se preso con le pinze, è fenomenale. Nel ritmo e nella forma soprattutto. Due ore e mezza volano via, e non è impresa semplice visto l'argomento, così come le più famose composizioni mozartiane si incastonano benissimo all'interno della trama, dalle "Nozze di Figaro" al "Don Giovanni", dal "Flauto Magico" (operetta per il popolino, così la pensò Mozart) al succitato "Requiem". Lo aiutano due attori strepitosi, un F. Murray Abraham che deve la propria fama internazionale proprio grazie al suo cattivissimo Salieri e un Tom Hulce strepitoso nel ruolo di Mozart. Non va dimenticata la figura dell'Imperatore Giuseppe II (interpretato qui da Jeffrey Jones), uomo di cultura, regnante illuminato, anch'esso musicista nonostante non capisse fino in fondo la rivoluzione mozartiana del tempo.

Forman ricostruisce la Vienna del Settecento nella sua Praga e si affida a un reparto tecnico di prim'ordine che gli consente di avere a disposizione costumi e trucchi davvero sensazionali. Costruisce così una biografia che è biografia fino a un certo punto e che trova nel concetto di arte sopra tutto e sopra tutti la propria ragion d'essere: Mozart era un talento innato, un genio totale, ma ha vissuto di passione, di estemporaneità, di brevi e fugaci momenti di gioia, non ha coltivato il talento, non l'ha addomesticato, l'ha lasciato libero e selvaggio. Ha vissuto d'arte, nel bene e nel male.

Vinse 8 Oscar (miglior film, miglior regia, miglior attore protagonista, migliori costumi, miglior suono, miglior trucco, miglior scenografia) tutti, a dire il vero, ineccepibili, e diede a Forman il suo secondo enorme successo hollywoodiano, che, ahimé, dissipò nei film successivi pur mantenendo una buona qualità (escludendo l'ottimo "Man on the Moon", 1999.). E che ad "Amadeus" tenesse molto lo si capì, ancora di più, nel 2002 quando fece uscire su DVD un director's cut di oltre 20 minuti. Ancora più bello della versione uscita al cinema nel 1984. Musica, maestro.

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