Quando si parla di new-wave i Minimal Compact vengono citati molto di rado. E questo è un torto che la storia non può permettersi, visto che almeno il loro secondo album, "Deadly Weapons", risalente al 1984, merita di stare accanto ai grandi capolavori di quell' era.
Il gruppo, che aveva origini israeliane, si trasferì subito in Francia, dove allacciò buoni rapporti con i grandi Tuxedomoon, vicini di casa del Belgio. E l' influenza degli americani si sente eccome nel disco. Si parte col singolo (che ebbe un certo successo nei club underground del periodo) "Next One Is Real", tre minuti di nevrosi a ritmo funky, filtrata da disturbi elettronici, da un sax dissonante e da un cantato, opera del grande Samy Birnbach ( dj di elevata fattura ) rabbioso e drammatico. Il piano disegna figure minimaliste nella successiva "Losing Tracks ( In Time)", un lento requiem che trasuda dolore e decadenza da ogni nota, una lenta mercia funebre della civiltà sommersa che prelude alle percussioni poliritmiche di "The Well", carica di spezie mediorientali, che tradiscono le origini del gruppo. Questa caratteristica è riscontrabile più o meno esplicitamente in tutto il lavoro, e rappresenta il vero marchio di fabbrica del loro sound.
L' ipnotica "Nada" si distende su un tappeto ritmico martellante e su taglienti interventi di chitarra e fa pensare ad una versione più intellettuale del dark-punk inglese, in particolare delle infatuazioni orientaleggianti di Siouxsie. La title-track è un altro capolavoro di nevrosi, solo che invece di evocare gli angusti spazi metropolitani di Colin Newman e ancor prima dei suoi grandissimi Wire, si affaccia su distese desertiche al tramonto, su paesaggi nordafricani, vestendosi di un fascino esotico irresistibile. Tastiere stranianti e recitazione monocorde interrotti di tanto in tanto da una voce femminile da muezzin, che declama le sue sentenze di morte. Un pezzo di gran fascino.
Non resta che tornare indietro e riconsiderare la figura di questo quintetto, sicuramente una delle band più sottovalutate del periodo. Non è mai troppo tardi per ricordare.
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