Saranno pesantemente politicizzati, e scadono nella retorica più bassa e bieca. Hanno fatto delle cose inascoltabili, vedasi "Radio Rebelde" e "Fuori Campo". Saranno ripetitivi. Qualcuno dirà che sono comunistelli patetici. Però il loro live acustico è suonato benone e diverte, si lascia ascoltare e riserva qualche gemma. Innanzitutto è innegabile che l'atmosfera irlandese è quella cui i Modena sono così legati da non potere farne a meno, per quanto abbiano provato a svecchiarsi con esperimenti strani e discutibili. Violini e fisarmoniche: così ci piace (non che gli altri album siano da buttare, però...).

Insomma, i Modena post 2000, sono vittime della dipartita di Giovanni Rubbiani (chitarra e testi) e Alberto Cottica (fisa e testi) e si sente. In questo "Raccolti" sono ancora i Modena ruspanti che fanno musica da pub, e trascinano, fin dall'indiavolato inizio, "Clan Banlieu" e "Transamerika". Poi c'è un inedito di stampo celtico, "Notturno Camden Lock", pregevolissimo, un po' di successi dei primi due, e migliori, album, qualche rivisatazione di "Terra e Libertà", ispirato ma non al massimo, che presta due versioni acustiche non all'altezza, "Il ballo di Aureliano" e "Cent'anni di solitudine". Ma da "Terra e Libertà" proviene anche la dylaniana (fate il confronto col testo di "Simple Twist of Fate") e magnifica "Qualche splendido giorno", perla dell'album. Gli altri inediti sono "A gh'è chi g'à", divertente, e il brano tradizionale "La fiola dal paisàn". Il disco si chiude con quattro tracce di rilievo, cioè le migliori di "Riportando tutto a casa", tra cui la famosa "In un giorno di pioggia" e un'indiavolata "Bella ciao".

Un ottimo Live, insomma, forse un riassunto del meglio dei Ramblers. Attendiamo fiduciosi una resurrezione ai livelli degni di "Raccolti".

Carico i commenti...  con calma