I Modest Mouse, attivi dal 1993, ci hanno regalato alcune delle pagine più significative dell'indie rock di fine millennio, risollevando, in parte, le sorti di un genere  quantomeno inflazionato. La band, capitanata dal cantante e chitarrista Isaac Brock, inizialmente proponeva una musica rabbiosa, esplosiva, spesso altrenata a momenti fortemente malinconici; il gruppo di Seattle, seppur nella sostanza non tradirà la propria impronta genetica, vertirà, nel corso degli anni, sempre più verso un musica maggiormente elaborata, patinata, che cede parte del furore degli esordi in cambio di sonorità più orecchiabili e ammiccanti.

"The Lonesome Crowded West", 1997, ultimo disco pubblicato per l'indipendente Up prima di passare ad una major, è, formalmente, il secondo full-lenght dei Topi, (in realtà il vero esordio, all'epoca dei fatti, era ancora in attesa di pubblicazione), ed è, a mio avviso, il migliore album dell'intera produzione dei Nostri, sebbene, mi sembra doveroso dirlo, il più blasonato da critica e pubblico resta il successivo "The Moon And Antarctica".

Il disco, pensato come un concept sul declino del vecchio west, si presenta, già da un ascolto superficiale, come un'opera titanica, con i suoi quasi 74 minuti di musica divisi in ben quindici brani; opera, dunque, che a causa della sua lunghezza risulta non facile da metabolizzare per l'ascoltatore, nonostante la musica sia godibilissima e immediata. I punti di forza dell'album, infatti, sono una sapiente miscela tra momenti incendiari e momenti che, seppur più riflessivi, mantengono sempre intatta quella tensione artistica palpabile durante tutto lo scorrere delle canzoni, contrassegnate spesso da vorticosi cambi di ritmo; difficile, insomma, annoiarsi. 

Brock continua a cantare dei reietti della società con una passione genuina e una voce unica, sia nei teneri momenti parlati che in quelli più urlati; figuri tanto bizzarri quanto ambigui e discutibili; personaggi affascinanti e quantomai veri. Vera come solo la finzione sa essere. Il leader, nativo del Northwest, risulta ispiratissimo e conferma ancora una volta il suo gusto per la melodia e un talento innato per gli arrangiamenti. Quest'ultimi sono sempre ricchi e fantasiosi, nonostante l'utilizzo della strumentazione rispetti in maniera piuttosto fedele i canoni della musica rock. Il tutto registrato in maniera genuina, senza badare troppo alla perfezione formale, come nella migliore tradizione del genere. 

Ma il vero miracolo di TLCW è quello di tenere l'ascoltatore incollato alle casse, febbricitante, per più di un'ora di musica. Difficile trovare nella storia del rock un concept album con così pochi punti deboli, nonostante una forte coesione d'insieme. Numerosi sono i brani che diventeranno "classici" del gruppo, anche se Brock e compagni scansano magistralmente il pericolo di un effetto stucchevole, quasi di saturzione, che si può provare ascoltando un greatest hits. Questo è un disco dalla forte personalità che, ovviamente, potrà non piacere, ma non lascia certo indifferenti.  

In conclusione "The Lonesome Crowded West", semisconosciuto nel Belpaese, osannato all'estero, è tra i migliori album rock degli anni '90 e sicuramente un ascolto consigliato per tutti gli amanti del genere, nonostante un'eccessiva prolissità dei brani potrebbe infastidire qualcuno.

Inizialmente pensato come doppio cd, questa scelta fu osteggiata dalla Up Records, timorosa di ripercussioni poco felici sugli incassi. Un occasione in più nella quale le case discografiche dimostrano di saper far di conti ma che poco ci capiscono d'arte.

Si potranno consolare i fortunati possessori del doppio lp, nei quali si può trovare anche il brano inedito "Baby Blue Sedan" non incluso nella versione compatta.

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