Frotte di bambini, che corrono felici verso una gamba nuova.

Viaggio a Kandahar potrebbe essere raccontato così, oppure per rifarsi un po' alla trama:

"Nafas è una giovane donna afgana, fuggita dal suo Paese durante la guerra civile dei Talebani e rifugiatasi in Canada, dove lavora come giornalista, impegnata nell'ambito sociale e nella rivendicazione dei diritti delle donne, riceve una lettera disperata di sua sorellina, priva di gambe e rimasta a casa in Afghanistan, in cui le comunica di volersi togliere la vita. Nafas, decide così, di far ritorno in Afghanistan per salvare la sorella."

Ma stare qui a parlare degli attori o del regista non è cosa che mi appassiona, piuttosto cercherei di esprimere il senso di angoscia che mi prende con un film del genere, come un nodo che nello stomaco ci costringe a guardare e soffrire, immaginare cosa sarebbe stato di noi se fossimo nati dalla parte sbagliata del mondo.

La mattina svegliarsi e farsi schifo nell'essere ancora vivo, nutrito, con tutti gli arti al loro posto, accorgersi che l'unico problema che si ha nella vita è "dove andare a ballare, a chi telefonare" di cicicipiana memoria.

E' troppo facile illudersi che tanto la guerra sia rimasta "sull'altra radio", che noi ne siamo esenti tutti, tutti ne siamo coinvolti.

Rimangono quei volti dagli occhi neri che sembrano punta di spillo piantati nel cuore. Allora cerchi di informarti, trovi  mille libri che ti parlano delle nuove guerre, spegni la radio, abolisci il telegiornale, stracci i giornali, tenti una via nuova alla tua informazione.

Parli con la gente, ti informi da chi viene dall'altra parte del mondo, chiedi di come è la vita dove la guerra è infinita, stringi i pugni stanco di svegliarti di notte a pensare "come sarebbe bello se avessi un po' di buona sorte". Come se la buona sorte sia solo fare 6 al superenalotto...

Poi allunghi la mano, lei è sempre accanto a te, ti alzi piano apri la porta della cameretta i bimbi dormono piano, gli rimbocchi le lenzuola e li accarezzi piano alla fronte. Tutto va bene, di che ti lamenti?

Non posso diventare un "sanyasin", un rinunciatario. Come potrei vestirmi di arancione e vivere di elemosina pellegrinando da città a città? Come potrei in questa società tanto piena del suo ego?

Nel giardino

a caso ho raccolto

uva e pezzi di bombe.

(TIziano Terzani)

Viaggio a Kandahar

2001

Regia: Mohsen Makhmalbaf

Cast: Niloufar Pazira, Hassan Tantaï, Sadou Teymouri, Hayatalah Hakimi

Carico i commenti... con calma