Uh-oh! Ci fanno notare che questa recensione compare anche (tutta o in parte) su eutk.net

Parlare dei Morbid Angel è parlare del death metal. Alfiera di questo movimento e formatasi a metà degli anni 80 e dopo il debutto discografico avvenuto con Altars Of Madness, la band americana nel febbraio del 1991 da alla luce uno dei dischi più oscuri, malati ed estremi fino a quel momento mai concepiti, Blessed Are The Sick, album decisamente più pesante e contorto rispetto al più lineare debutto.

Dopo essere rimasti abbagliati dallo splendore della copertina, raffigurante il dipinto di Delville “Les tresors de Satan”, un’ apocalittica intro fa da apertura ad un fiume di malignità vomitato in maniera esemplare da un mai troppo compianto David Vincent, perfetto screamer e carismatico frontman che i Morbid Angel non hanno saputo rimpiazzare in maniera adeguata con il pur bravo Steve Tucker. In questo lavoro, il songwriting è al suo apice, e vede i quattro membri al massimo delle loro capacità, grazie alla grande prova di potenza e tecnica di Pete Sandoval alla batteria e al gusto musicale di Richard Brunelle, unica anima melodica della band, la quale infatti, con la sua dipartita, perderà un po’ quelle atmosfere melanconiche ed oniriche che contribuivano in maniera decisiva a ricreare un feeling oscuro e malevolo. In Blessed Are The Sick possiamo letteralmente trovare di tutto: pezzi cadenzati e potenti, sfuriate grind, dolci e decadenti brani strumentali, assoli fulminei e veloci; song come “Brainstorm”, “The Ancient Ones” e “Unholy Blasphemies” sono ormai diventati dei classici della band, nonché del death metal.

In mezzo a tanta crudeltà, emerge l’ autentica poesia di “Desolate Ways”, che, secondo il sottoscritto, è l’arpeggio più amaro, triste ed intenso mai scritto dai Morbid Angel, e che racchiude in sé tutto lo spirito e l’essenza di Blessed Are The Sick, le cui sensazioni, così violente ed efferate, vengono esternate tramite un brano così mite ed inquietante. E’ innegabile che questa seconda fatica sia senza dubbio il lavoro più oscuro, introverso e fondamentale sia per la carriera dei Morbid Angel, sia per il panorama death mondiale; un album importante, che ascoltandolo ora, ci farà rimpiangere i vecchi tempi.

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