Uscito nel 1995 (Earache), “Domination” risulta l’ultimo studio-album dove si è potuta constatare l’assoluta grandezza di quell’infernale individuo, che prende il nome di David Vincent.
Il frontman degli angeli “morbidi” (;-) regala ai fans l’ultima grande prestazione, prima di abbandonare (o meglio essere cacciato) la band, attraverso questo disco, che volendo lo potremmo definire di passaggio.
I contenuti infatti sono diversi da qualsiasi altro disco degli angel’s, sia per quanto riguarda i temi, sia per le sonorità e sia per i ritmi.
Una transizione che porterà, qualche anno più avanti, il combo di Tampa a realizzare i successori “Formulas Fatal to the Flesh” e “Gateways to annihilation”, segni di un evidente trasformazione per una della band capostipiti del primordiale death metal.
Basato perlopiù sulle tematiche della mitologia sumerica (con tanto di frasi cantate nell’antica lingua), “Domination” è un miscuglio di atmosfere blasfeme e catastrofiche, impostate su delle marce lente e malate, che la buona produzione (finalmente!) rende ancor più godibili.
Si viene a creare così un ambiente maledettamente funereo, supportato dalla terrificante abilità del terzetto. E poco conta se il vampiro Azagthoth, mente generatrice del verbo leggendario e miscredente che il morboso angelo professa, non sforna più con la primitiva abbondanza i perfidi riff che hanno reso i primi album precursori di un genere tanto vasto. È lui che, insieme al metronomo umano Sandoval e al rutto demoniaco di Vincent, da forma e sostanza a dei mid tempo tortuosi e claustrofobici e a riff viscerali. L’avanzamento tetro dei brani fa da sfondo all’incedere inumano della voce di Dave, supportato dallo scandire delle malvagie ritmiche da parte di Pete, ottimo compagno anche negli incostanti momenti di furiose ripartenze sonore.
La soffocata voce, fin dalla notte dei tempi funesta messaggera di imprecazioni verso l’ipocrisia religiosa e verso i cristiani, accompagna il disco attraverso quelle melodie nate dalla parte più buia delle menti di tre personalità decadenti e morbose.
Il portamento sanguinario di “Dominate”, l’empietà di “Hatework”, la morbosità di “Dawn of the angry” e la perla “Where the sime live” sono le tracce migliori di “Domination”, quarto capitolo della band che è riuscita a creare, lenendo il cieco titanismo del death, l’ineguagliabile sound che li ha consacrati come i primi riformatori del genere.
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