I Nails non potevano scegliere nome migliore per questo disco. Figli bastardi a metà tra Entombed e Converge (inoltre prodotti proprio da mr. Kurt Ballou), il silenzio non sanno cosa sia, nemmeno nei momenti di stop and go il noise e i fischi diventano padroni di casa. Le chitarre sono trapani sporchi e arruginiti, il basso un vero fucile, tutto è enorme in questo disco. Tranne le durate dei brani, il tempo di una martellata ad infilare il chiodo nelle vostre orecchie ed il gioco è fatto.

Si parte con una scudisciata insensata come "Conform" e non ci si ferma fino al primo mid tempo in "Suffering Soul", che ci porta verso lidi sludge di rara violenza, una perla velenosa, che riparte subito verso l'odio, della title track, un elefante di carbone incandescente, che corre impazzito tra gli alberi della copertina, fino a trovare il cadavere appeso della tranquillità, la voce distorce, sembra di risentire Phil Anselmo in "Fucking Hostile".

Ed è proprio ciò che sono questi Nails, fottutamente ostili, la violenza non ha mai fine, il grind diventa parte integrante della partita ("Traitor") e sembra quasi di sentire i Napalm Death in "No Servant" nella quale trova spazio la prima "melodia" di questi 14 minuti, un assolo di Slayeriana memoria e finiamo col tirare il fiato (in una boccata di zolfo) solo con la finale "Depths", il pezzo più lungo del disco, ma non per questo il meno violentemente intenso, le chitarre si lanciano in malati e assurdi assoli, e aprono le porte al monolite ricoperto di magma che è la coda del pezzo.

Il chiodo è conficcato a fondo nei nervi.

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