Quest´anno non mi é andata bene, non sono riuscito ad affittare la casa per il periodo di carnevale. Qua ad Olinda, in Brasile, infatti ci si guadagna bene, cosí almeno per questi quattro giorni, quando la cittá viene invasa per questo pazzo carnevale che supera i miei limiti festaioli. Vabbé, visto che sono rimasto qua, invece che a rilassarmi in qualche spiaggia, vedo di godermela e cosí ho deciso di andare a vedere per la prima volta l'apertura del Carnevale di Recife, capitale dello stato di Pernambuco. Preso l'autobus, per mano mia moglie ed in braccio mia figlia, mi sono mosso con buon anticipo prevedendo la calca ed ho cosí guadagnato una buona posizione. Era giá qualche anno che bramavo di vedere questo spettacolo, sia perché sono un estimatore di Naná Vasconcelos, sia perché ero curioso di sentire la potenza di seicento "alfaia".

L´idea, nasce infatti dal voler unire per una notte, le "nação" di maracatu dello stato, quattordici nel caso, presenti ieri per un totale di seicento percussionisti disposti sotto un grande palco montato nella piazza "Marco Zero". Naná naturalmente le comanda e le dirige dall'alto del palco, con la voce ed il suo bel timpano. Mi era fatto comunque un idea diversa da come le cose realmente si svolgono, pensavo che Naná esplorasse altri ritmi o situazioni diverse con i maracatu, invece si limita a dirigerli nel ritmo di base, quindi ne deduco che l'incontro in sé abbia piú una valenza politico-culturale che strettamente musicale, questione che viene affrontata peró quando Naná ed i maracatu si trovano a dover interagire con gli altri musicisti presenti sul palco; un orchestra di fiati (Orquestra Popular da Bomba do Hemeterio) diretta da un maestro che di convenzionale ha ben poco (ad un certo momento si é messo a testa in giú per dirigerla con i piedi!) che, logicamente in ritmo di maracatu, si mette ad eseguire repertori dalle piú differenti estrazioni, dal frevo fino a Strauss (il pezzo di "Odissea 2001"). I "problemi" cominciano quando arriva Victor Araujo, giovane talento pianistico; infatti il pianoforte in mezzo a tutto quel suono non si sente, cosí, forse come da programma o per salvare la situazione, lo strumento alla fine viene dissacrato, suonato con lo sgabello e coi piedi, mentre il pazzoide del direttore dei fiati cerca di arrampicarcisi. Certo é cosa buona rompere le barriere fra classico e popolare, ma in fondo lo hanno giá fatto quaranta anni fa i tropicalisti, fra i quali Caetano Veloso, ospite illustre della serata.

Invitato sul palco da Naná, subito prendere il microfono, ma ci sono problemi tecnici e della voce non ci arriva che un sussurro. Caetano dalla sua esperienza se ne rende conto e la cosa non lo aggrada molto, ma che fare, cosí continua a cantare fino a che l'audio della voce migliora e tutto il pubblico lo accompagna nei piccoli estratti che ci propone dei suoi classici, inutile dirlo, a ritmo di maracatu. La sua apparizione mi ha lasciato comunque perplesso, non é stata di peso, quasi accessoria, forse non si puó pretendere troppo da uno spettacolo di questa portata, ma in fondo i nomi in gioco non sono cosa da poco. Non si poteva certo dissacrare Caetano come con il pianoforte anche se ci potrei giurare che qualcuno ci puo´aver pensato, vista la rivalitá culturale fra Bahia e Pernambuco.

In fin dei conti non si é svolto tutto come mi sarei aspettato e neppure nel migliore dei modi, ma chi se ne frega, l'importante é che sia successo, qua sono pochi i fan della perfezione e poi domani c'é il "gallo da madrugada", il piú grande corteo carnevalesco del mondo con piú di un milione di persone (98% ubriache e strafatte) che si riversa nella capitale. Io non c'ho il coraggio di andarci, mi basta quello che succederà alla sera qua ad Olinda e precisamente a cento metri da casa mia: l'apertura del carnevale di Olinda, l' "homem da meia noite", precisamente fra quattro ore, cosí adesso vi lascio e vado a farmi un'altra birra, giusto per entrare nel clima.

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