[Contiene anticipazioni della trama]
Nanni Moretti racconta con estrema profondità la morte e il suo riverberarsi sulla vita, il lento spegnersi di una madre e il parallelo arenarsi delle vite di tutti i membri della sua famiglia. La lettura del momento tragico è al contempo epidermica e lucida; immediata e diretta, ma al pari articolata e sottile. I concetti sono sviluppati in un reticolo difficile ma esatto, che tratta la perdita di senso senza tuttavia naufragare nel suo stesso argomento.
La morte si riverbera sulla vita: frantuma le capacità analitiche della regista e figlia Margherita, paralizza la razionalità severa dell’altro figlio Giovanni. Il discorso simbolico concettuale va oltre: la morte si trasfigura nell'essenza del fallimento, del rifiuto di affrontare le cose della vita. La nipote Livia rifiuta il latino, la stella del cinema Barry Huggins rifiuta il copione. Il film ritrae una stasi esistenziale assoluta: essa è oggettiva e fattuale nelle crisi dei figli, ma è anche un germe che corrode le capacità interpretative ed intellettuali dei protagonisti, che quindi proiettano la loro morte interiore sugli oggetti delle loro osservazioni. Margherita non accetta più nulla e vede tutto negativamente, la stessa Ada perde progressivamente lucidità e si distacca persino da amici di vecchia data.
Un lento morire corrode ogni tenuta logica dell'ordito diegetico della vita e quindi anche del cinema. Il film nel film è caotico, franto, incomprensibile quanto la vita dei protagonisti del film in questa tragica situazione. L'incapacità di mediare con il concetto di morte ha il suo parallelo nell'incapacità della regista di dare una chiave di lettura netta al dramma della crisi economica; Barry Huggins non capisce il suo personaggio e deve continuamente chiedere delucidazioni perché il copione stesso della regista è confuso, indeciso, opaco. Margherita rifiuta il confronto e la dialettica con le forze nefaste dell'esistenza.
Così, quando Margherita apre gli occhi e inizia a rielaborare il lutto, anche la traiettoria del film nel film si fa più evidente: gli operai rifiutano di scendere a patti col nuovo proprietario sono il corrispettivo di Margherita che finalmente smette di negare e rimuovere l'incombente morte della madre. Il messaggio è quindi la necessità di coraggio nell'affrontare di petto le negatività, senza accettare palliativi, speranze vane, consolazioni momentanee che nascondono la voragine.
La piccola Livia non pensa più di lasciare il liceo classico e si mette a studiare, Margherita si rende conto del suo modo negativo di porsi verso gli altri e tenta di correggersi, trovandosi improvvisamente ad accettare le performance dell'attore tanto bistrattato in precedenza; Ada, che prima non riusciva a fare nemmeno tre passi, conclude la sua esistenza con un moto di orgoglio, stando a casa sua e facendo ciò che più ha amato fare, spiegare il latino.
La prospettiva finale è doppiamente positiva: la morte non pone fine al bene fatto da Ada, che viene testimoniato dai suoi ex studenti, ed anzi ne cristallizza il portato; in più, la cesura non può che aprire una nuova stagione della vita, che non deve essere necessariamente peggiore. Ogni fine è anche un nuovo inizio, come il crudele aprile di T. S. Eliot che genera Lillà da terra morta.
Torna poi in alcuni luoghi il concetto di mettere al fianco del personaggio anche l'attore: nel reticolo di richiami del film questa frase potrebbe rimandare al concetto pirandelliano del nostro recitare una parte. I protagonisti di fronte al trauma smettono i panni dei loro personaggi e si mostrano nella loro essenza, nel loro es. Gli attori dietro la maschera emergono con le loro verità: Margherita alla conferenza stampa non può far altro che pensare ai suoi fatti privati che la stanno prostrando. Barry dice di essere stufo della finzione del cinema.
Il film è ricco di simboli e richiami interni: oltre a quelli già menzionati, è assai efficace l'immagine di Margherita che tenta di arginare l'acqua che allaga la casa con dei giornali, come arginare la morte con strumenti mentali insignificanti. Le bollette del gas che non si trovano diventano metafora del progressivo distacco tra la figlia e la madre e tra la madre e la vita.
In questo quadro Giovanni è elemento dissonante: egli non mostra un percorso di progressiva presa di coscienza, non ne vediamo la cognizione del dolore. Egli sembra lucidissimo e disincanto fin dall'inizio, ma il suo sradicarsi dalla vita è invece il più grave. L'aspettativa diventa un distacco definitivo dal lavoro. Non ne possiamo però comprendere appieno le cause: Giovanni resta imperscrutabile, la sua accettazione della morte non è il risultato di un processo, è connaturata alla sua persona, ma forse proprio per questo non ha in sé la fertilità che spinge a un nuovo rigoglio vitale. Forse il suo accettare la morte è privo di contrasti e quindi non può far germogliare nuova vita.
Il rifiuto e la rimozione da una parte, l'accettazione passiva dall'altra: tra questi due poli si individua l'unica via proficua, quella di uno scontro coraggioso con il male dell'esistenza, che se non può essere vinto, può sempre riconfigurarsi in nuovi germogli vitali che mettono radici su un terreno precedentemente ghiacciato dalla neve, e forse per questo purificato.
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