La plastica può partorire carne e sangue?
Un virus può generare un vaccino?
Dal letame nascono davvero i fiori?
Chissà.

Per cominciare, parliamo di letame: X-Factor per me è un male oscuro. Un tritatutto che uccide l'ispirazione immolandola al Moloch dei gusti di massa.
Una sorta di orrore che guardo con affascinata impotenza, come il coniglio osserva il cobra un attimo prima di essere divorato.
Devi essere popolare. Devi piacere a tutti. 
Devi travestirti da idiota, affrontare coreografie imbarazzanti, dichiararti umile e ignorante di fronte ad "autorità supreme" della musica come Anna Tatangelo e Simona Ventura.
Il messaggio è uno solo: ti puoi permettere l'originalità solo se il pubblico, questa gelatinosa massa con mille occhi e mille bocche, ti fa diventare una star.
Altrimenti vola basso e tieni giù la testa, coglione.

Nonostante questo, a causa del mio amore asincrono per Enrico Ruggeri, che mi ha cresciuta con la sua musica nei verdi anni della giovinezza, questa volta X-Factor l'ho guardato anch'io. Lo so che ammetterlo, su Debaser, è un po' come dichiararsi gay a un congresso della Lega, ma tant'è. Lapidatemi pure.

Ma non è solo di letame che voglio parlare. Il punto è un altro: quest'anno dal mucchio di sterco fumante è nata una rosa. Nathalie Giannitrapani è una di quelle disperate che hanno fatto tutta la gavetta del mondo. Cresciuta a botte di Tori Amos, Jeff Buckley e Fiona Apple, con un curriculum di tutto rispetto che l'ha vista aprire i concerti di Max Gazzè, Vision Divine e Beholder, la Giannitrapani fa parte di quella sfortunata genìa di autori all'ultima spiaggia, che prima di abbandonare ogni speranza di vivere suonando le provano tutte quante, ma proprio tutte.

Educata, non appariscente, dotata di una gran bella voce graffiante, Nathalie ha vinto X-Factor presentando una sua canzone e conquistando, curioso a dirsi, la famosa "ggente" con un pezzo strano, ombroso, in minore, con un testo raffinato e una melodia senza quasi ritornelli riconoscibili. "In punta di piedi" è una canzone particolare, non troppo radiofonica, ben poco piaciona.
Una canzone che mi ha fatto pensare ad Amanda Palmer, a Lalli, a Tori, ma anche un po' alla prima Nannini, quella solo pianoforte e voce di "Una radura", che non ricorda più nessuno ma che sembrava strapparsi il cuore, gettarlo sul palco e dire al pubblico "fatene un po' quel che cazzo vi pare".

Sarà perchè mi illudo ancora un po', sarà che vedere in tv un po' di autentica bellezza è come trovarsi un panda gigante in giardino, Sarà quel che volete, ma questa piccola cantautrice mi ha fatto venire i brividi.
Ha qualcosa negli occhi e nella voce. Un sapore di verità.
Così, visto che sono una che paga i debiti d'emozione, mi inchino e auguro di tutto cuore buona fortuna a Nathalie Giannitrapani.
Le auguro, soprattutto, di non essere mangiata e risputata dalla grande macchina, di  non diventare una delle tante bolle di niente che esplodono ogni giorno nelle nostre case.

La plastica può partorire carne e sangue?
Un virus può generare un vaccino?
Chissà...
Io sto alla finestra, e aspetto, come sempre, di essere stupita.

 

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