Ricordo ancora quando andavo in biblioteca con gli amici, ai tempi delle elementari. L'obiettivo era passare qualche ora in compagnia vedendo qualche film, soprattutto horror, forse perchè quando si è più giovani stimolano la fantasia, forse perchè si va in cerca del brivido. Nello scaffale delle videocassette c'era anche "Intervista col vampiro", ma non ho mai avuto il coraggio di guardarlo per quella faccia disegnata sulla custodia. Quegli occhi e quel sorriso mi hanno tramandato negli anni una strana sensazione di terrore: da piccolo non riuscivo neanche a guardarla la copertina di quella cassetta. Qualche sera fa mi sono ritrovato questo film tra le mani, da non so quanti anni che ne avevo perso anche la memoria. Era l'occasione per assaporare quel vecchio incubo infatile...

Il regista Neil Jordan (Premio Oscar nel 1993 per la miglior sceneggiatura originale con il film "La moglie del soldato"), porta sul grande schermo nel lontano 1994 questo "Intervista col vampiro", tratto dall'omonimo romanzo di Anne Rice. Protagonista è Louis (Brad Pitt) che dopo aver ricevuto il famigerato "morso" dei vampiri da Lestat (Tom Cruise) diventa a sua volta un frequentatore della notte. Ma Louis cerca in ogni modo di mantenere le vecchie parvenze di essere umano, provando almeno all'inizio a rinunciare al sangue umano in favore di quello animale. Il suo modo di pensare e di agire non ha nulla a che vedere con quello di Lestat, spietato, sadico ed esagerato nei suoi atteggiamenti. La vita dei due cambierà quando a causa di Louis, arriverà Claudia (interpretata da una giovanissima e straordinaria Kirsten Dunst).

Di storie sui vampiri, sulle loro presunte usanze, sul sangue e su amenità del genere ne circolano abbastanza e proprio per questo "Intervista col vampiro" è un film abbastanza inutile: non aggiunge nulla alle leggende, ma anzi come ensemble d'intrattenimento neanche riesce a convincere. Per carità il film di Jordan è perfetto dal punto di vista ricostruttivo: musica, costumi e atmosfera sono di pregevole fattura, ma quì non c'entra la mano del regista. Il suo film è una strana e stramba riflessione sull'immortalità che poco si addice a due ore dove non succede altro che sorrisi e sghignazzi mentre si beve il sangue di qualche malcapitata prostituta. Inoltre ho trovato francamente ridicole le interpretazioni di Pitt e Cruise che nei loro panni di vampiri bellocci e autocompiaciuti sembrano delle checche isteriche che continuano a battibeccare per un pugno di mosche.

Insomma un film quasi perfetto nella veste stilistica, ma per nulla avvincente sotto quella puramente filmica. Non ci sono spunti degni di nota, non c'è quell'aria di mistero che un titolo del genere farebbe pensare. Un'opera tutto occhi vitrei e canini insaguinati. Nulla per cui strapparsi (i lunghi) capelli...

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