Lo zanzarone a due teste sorvola l'arena in notturna. Da quell'altezza già si distinguono tante lucciole impazzite che, baluginando verso il vuoto attendono trepidanti la discesa dell'insetto di ferro. Nessun meteorologo avrebbe avuto il presagio di un ferragosto così bollente. E' il 1965 e quattro ragazzi inglesi stanno per addentare in maniera indelebile la blasonata polpa della Grande Mela.

Lo "Shea Stadium" di New York era il tempio del baseball e per quell'occasione, legno lucido e cuoio cucito, sporchi del terriccio sbuffante ad ogni scivolata, cedettero lo spazio a nylon teso e corde vocali. Le seconde, per evidenti cause di forza maggiore, saranno decisamente più sfruttate.

La foto di un adone munito di alloro, che magari adone non è ma l'alloro ci sta tutto, compare da esposizione in una custodia. Si fuma con lenta distrazione, si indossano insoliti cappucci e teneri golfini. La tensione si stempera accordando gli strumenti, scherzando, ridendo. Le lucciole, all'esterno, danno poco spazio ai gruppi di spalla, Kingpins, Cannibal and the Headhunters, Sound Incorporated e Brenda Holloway. Si scattano foto verso un palco "vuoto". La grande follia porta anche a questo. Stivali, pantaloni neri, una giacca coreana beige e una lucidata al distintivo della "Wells Fargo Agent". In molti penseranno si tratti dell'MBE ma non è così. Un ultimo sguardo timido al camerino e chi si è visto, si è visto.

Sul palco sale Ed Sullivan, sommo conduttore televisivo, produttore e organizzatore. La sua materializzazione nell'arena è il preludio all'ultrasuono. Ormai hanno capito tutti che stanno quasi per entrare. Già si contano diversi svenimenti e qualche lieve collasso curato a buffetti sul viso. Le lacrime scendono già a fiumi e qualche corda vocale si è già spezzata. Dopo qualche parola introduttiva di circostanza, Sullivan non fa in tempo a scandire "The Beatles" che si scatena un terremoto vocale pazzesco. Memorabile è il poliziotto che si ottura le orecchie per non rischiare di comprometterle sul serio. John, George e Paul attraversano di corsa il prato di gioco con le chitarre al seguito. Ringo con le sole bacchette può andare più veloce. Sono seguiti a vista dalla polizia che li accompagna al largo. Gli apici dell'ultrasuono vengono toccati quando si azzardano a levare una mano verso il cielo a salutare il pubblico. Saliti sul palco tentano con scarso successo di rivolgersi alle migliaia di persone scalpitanti sugli spalti. Ogni cosa è coperta da un frastuono di urla e pianti tuttora inspiegabili.

Attaccano con "Twist and shout", passando per "I feel fine", "Ticket to ride" e "Baby's in black". Inutile dire che mentre John cantava ...oh dear what can I do, baby's in black and I'm feeling blue, tell me, oh what can I do...qualche decina di migliaia di ragazze avrebbero, materialmente o no, raggiunto l'orgasmo. I concerti dei Beatles erano tutti così. Tutti disturbati dalle urla sfrenate di ragazze avvolte dall'inspiegabile isteria della Beatlemania. Avrebbero potuto sbagliare accordi, stonare, cantare un verso per un altro o, come disse in maniera più demotica Ringo, scorreggiare sul palco, che avrebbero urlato lo stesso. John, scherzando, tenterà di scambiare qualche parola con i fan tra una canzone e l'altra. E ancora pianti, svenimenti, collassi. Saranno decine le ragazze trasportate a peso o sulle spalle dai poliziotti fuori da quella bolgia. Una rete facilmente espugnabile sarà elusa in diverse occasioni. Altro lavoro per la sicurezza che con non poche difficoltà sarà costretta a trascinare via le assaltatrici.

Allo "Shea Stadium", quella sera, per un concerto di appena mezz'ora divisa in dodici canzoni, c'erano 55.602 persone paganti per un incasso di 306.000 dollaroni. Se ne sarebbero potute raggiungere anche 65, 70.000 se avessero reso disponibile anche il campo. Ma ci sarebbero voluti almeno una dozzina di reparti delle Teste di Cuoio per tenere a bada quello strano fenomeno. Scene memorabili sono la corpulenta assonnata che come un intruso, sospira su una transenna, lo scorfano occhialuto che si sbraccia mentre un poliziotto di colore sbuffa per la fatica asciugandosi il sudore e le ragazze arrampicate sulla recinzione. Un gran concerto, globalmente. Se non fosse per quelle urla...

Un curioso sillogismo. King Curtis, con i suoi Kingpins suonò come gruppo di supporto al concerto dei Beatles. Un certo Jimmy James, suonava come chitarrista di supporto al complesso di King Curtis. Paul McCartney, con John Phillips e Lou Adler, organizzò il celebre festival pop di Monterey, e intercesse con insistenza a favore degli Who e di un ancora poco conosciuto Jimmy James... ehm, scusate, un certo Jimi Hendrix.

Il film dell'evento, prodotto dalla NEMS di Ed Sullivan e dalla Subafilm, che nel tempo ha subito diverse operazioni di taglio e rimontaggio è reperibile sulla rete o sottoforma di bootleg. Lo "Shea Stadium" è stato demolito nel 2009 e lo zanzarone che trasportò i Beatles allo stadio era uno CH-46 Sea Knight.

In my life I love you more...

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