Con For the Love, the death and the Poetry, Nero Kane firma il suo quarto album in studio, un’opera densa e atmosferica che conferma l’identità artistica del cantautore milanese, ormai sdoganato nella scena internazionale tra dark folk, psichedelia rituale e cantautorato gotico.

Realizzato in collaborazione con l’artista multidisciplinare Samantha Stella, compagna di lungo corso nei progetti sonori e visivi di Kane, l’album si presenta come una liturgia secolare sospesa tra misticismo, introspezione e visione apocalittica.

ll titolo stesso For the love, the death and the poetry è una dichiarazione di intenti: non una semplice raccolta di brani, ma un’opera concettuale che indaga i poli opposti dell’esistenza. Amore e morte, bellezza e dolore, spiritualità e materia si alternano in una narrazione musicale che procede come una processione lenta e ipnotica, scandita dalla voce profonda e arsa di Kane e dai recitativi eterei e salmodianti di Stella.

La produzione è essenziale ma curata: chitarre dark e minimali, linee di mellotron, droni, tocchi di organo e sezioni d’archi costruiscono un paesaggio sonoro spoglio e rituale, profondamente evocativo, sospeso tra i deserti americani e le chiese e i cimiteri abbandonati del gotico europeo.

È impossibile non cogliere i richiami a figure fondamentali del folk apocalittico e del cantautorato oscuro: Michael Gira, Nick Cave, Johnny Cash, ma anche le visioni esoteriche di Jodorowsky e la tradizione della psichedelia occulta italiana. Aggiungerei anche alcune cose di John Taverner. Eppure, l’identità di Kane non si perde mai nell’omaggio devozionale: ciò che emerge è una voce personale, spirituale e coerente, che si muove con autenticità nei territori della sofferenza trasformata in arte.

Immaginate di trovarvi in una processione deserta per i vivi, in stile goth-folk, alla ricerca di una fede smarrita.

Il lavoro si apre con As an Angel's Voice, brano mistico e contemplativo, già pubblicato come primo singolo accompagnato da un videoclip visionario. Corredato di chitarra che suona a morto. Seguono episodi intensi come il blues esistenziale di My Pain Will Come Back to You , le atmosfere droniche e minacciose di Until the Light of Heaven Comes, le cerimonie sciamaniche di Unto Thee Oh Lord, e le ballate crepuscolari come There is No End.

Ogni brano è un tassello di un mosaico a tinte fosche, dove la componente sonora si intreccia con quella visuale e poetica, in un dialogo costante tra suono e silenzio, parola e visione.

E' un lavoro maturo e visionario, capace di coinvolgere profondamente l’ascoltatore disposto ad abbandonarsi ai suoi ritmi lenti, ai suoi silenzi opprimenti ma carichi di tensione e alla sua spiritualità laica e oscura. Un’opera che travalica i confini del genere per farsi esperienza catartica, immersiva, quasi liturgica.

Un disco che non si ascolta soltanto: si vive e che scava dentro ognuno di noi, con il suo fascino morboso.

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