Da società nata nell'underground internet di quasi 20 anni fa, a nuova voce nel ruolo di produttrice di "serie televisive". C'è però un punto fondamentale che va esplicato e che serve soprattutto a chi non conosce Netflix: questa società, al contrario di altri colossi quali HBO e Fox, opera direttamente su internet. Nata per noleggiare DVD, videogames e altro materiale filmico (tutto rigorosamente online), oggi utilizza il più comodo streaming che ha permesso un incremento esponenziale di visibilità, marketing, entrate: dati di luglio 2014 parlano di utili raddoppiati e soglia dei 50 milioni di abbonati nel mondo ormai superata.

Un marchio innovativo, che si è adattato ad una contemporaneità frenetica e in cerca proprio di queste nuove soluzioni. Va detto che l'idea di dar vita ad "House of cards" ha evidentemente dato nuova linfa alla società californiana, soprattutto se si considera l'incremento di abbonamenti che ha fatto registrare e i pareri entusiastici con cui la stessa è stata accolta dalla critica e dal pubblico. Da segnalare inoltre, la collaborazione di David Fincher, regista dei primi due episodi.

L'idea di adattare in opera filmica il romanzo di Michael Dobbs era già venuta alla BBC, che nel 1990 aveva dato vita all'originaria "House of cards" che poi ha ispirato questa "nuova versione".

Frank Underwood (un sempre grandissimo Kevin Spacey) è il capogruppo dei democratici al Congresso degli Stati Uniti. Sua moglie Claire (un'affascinante Robin Wright) dirige invece una società che cerca di trovare fondi per finanziare progetti, in patria come in altre parti del globo. Sono due persone famose, economicamente agiate, risolute, pronte a tutto pur di raggiungere nel lavoro, il loro obiettivo.

Per quanto Claire sia una figura fondamentale della serie, è evidente che tutto o quasi ruoti intorno alla figura di Underwood: la storia muove dall'inattesa bocciatura che il presidente Walker muove nei suoi confronti per il ruolo di Segretario di Stato. La vicenda sarà poi incentrata sulla riforma dell'istruzione e sulla campagna elettorale di appoggio al tossico e alcolizzato Peter Russo. Nel frattempo, tra una legge e un'altra, una seduta ed un'altra, piccoli favori e grandi manovre, il nostro Underwood trova anche il tempo per fare sesso con la giornalista Zoe (Kate Mara), che sfrutta anche le informazioni del suo amico deputato per scalare posizioni all'interno del mondo giornalistico di Washington.

La prima stagione di questo thriller-drama politico è stata accolta in maniera positiva un po' da tutta la critica: senza volerci addentrare troppo in una trama che si infarcisce di elementi episodio dopo episodio, va comunque detto che il punto di forza di "House of cards" sta nell'aver avuto la capacità di mostrare il cinismo di quello che sembra quasi un "mondo a parte". Il raggiungimento del fine va ogni oltre legge etica e morale, il soddisfacimento delle proprie esigenze lavorative sovrasta la stessa importanza degli affetti. I produttori hanno scelto di far entrare anche lo spettatore in questi ambienti: Spacey si risvolge spesso direttamente allo spettatore, facendoci partecipi di decisioni che non sempre ci troveranno daccordo.

Opportunismo e cinismo sono i padroni di questo mondo di computer e iphone, in cui tutto è geometricamente definito. Artificialità della propria costruzione per un'esistenza che vuole essere piena in tutti i suoi aspetti, ma che in realtà si esplica nella casa del nuovo millennio: quella buia e fredda della sera, di ritorno dal lavoro. Seduti, da soli sul divano...

"House of cards" colpisce nel segno e lo fa intrecciando eventi che hanno la costruzione giusta, che si intersecano per creare un ritmo mai eccessivo ma che allo stesso tempo non fa mai scadere la tensione. Qualche episodio appare fuori luogo (come quello dell'intitolazione della biblioteca), qualche scelta di accreditare screentime a determinati personaggi è discutibile (il fotografo Adam, la stessa scelta di dare molto spazio a Peter Russo nelle ultime puntate). Ma sono i classici problemi di "distribuzione" delle serie con vari accavallamenti di situazioni.

Prima stagione riuscita, interessante e che fa riflettere. Non poco di questi tempi...


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