Supergruppo se mai ne è esistito uno, i New Race.

Che poi io, quando penso al classico supergruppo, mi vengono in mente rockstar bolse, canute ed appesantite alla ricerca di un modo come un altro per spremere un'ultima goccia di sangue da una rapa ormai stantia.

Sono ben altra cosa i New Race, creatura scolpita nella solida roccia del Monte Rushmore del rock'n'roll, quello dove i padri della patria George Washington, Thomas Jefferson, Theodore Roosevelt e Abraham Lincoln assumono le sembianze di Rob Younger, Deniz Tek, Warwick Gilbert, Ron Asheton e Dennis Thompson.

Padri di una patria diversa, quella che ha le sue radici nella fumigante Detroit di fine '60, e che si gloria nel culto terreno di Radio Birdman, Stooges e MC5.

È un'emozione troppo intensa per durare, l'esistenza dei New Race, e difatti si spegne nel breve volgere di un mattino, ma lascia in eredità una fondamentale testimonianza di cosa sia il rock'n'roll, questa sì destinata a perdurare nei secoli: "The First And The Last", il primo e l'ultimo, e, aggiungerei, l'inimitabile.

In trent'anni, di dischi più o meno riusciti votati al Detroit-sound ne sono stati pubblicati qualche decina di migliaia. E però i New Race rappresentano qualcosa di diverso, loro sono l'incarnazione ultima e definitiva di quel suono malato e contagioso che Iggy ha avuto la forza di portare alla luce del sole, trascinandolo dai sotterranei dove era relegato (e fosse anche solo per questo, ognuno di noi dovrebbe tributargli profonda, eterna riconoscenza).

La celebrazione del più puro spirito di Detroit: questo è "The First And The Last", niente di più e niente di meno, al pari di "The Stooges" e "Kick Out The Jams". Ed esiste un solo motivo per cui non può essere considerato il più grande disco rock'n'roll e live della Storia, ed è la mancanza di Iggy Pop. Però c'è Rob Younger, il suo alter ego più credibile; e la carica animale di Rob è inferiore solo a quella dell'Iggy del biennio 1969/1970. Così che, l'unico momento in cui si rimpiange l'assenza dell'uomo di Ann Arbor è quando parte «Loose», ché senza gli urli ed i grugniti dell'Iguana non è la stessa cosa, proprio no. Ma è un problema da poco, almeno per chi, come me, possiede l'edizione vinilica monca proprio di «Loose» ...

E comunque, non è tempo di rimpianti - e nemmeno ce n'è, di tempo - ché si viene investiti sin dal primo momento dal terrificante impatto sonoro dei New Race, miscela altamente infiammabile di hard, (proto) punk ed acido rock come non se ne sentono da quando i Birdman hanno abbandonato la scena.

Dall'attacco di «Crying Sun» alla conclusiva «Columbia»: Younger, Tek e Gilbert consumano in quaranta minuti un viaggio lungo dodici anni sull'asse Sidney-Detroit, tra brani composti per l'occasione, riprese dall'immenso patrimonio Birdman ed omaggi ai due illustri commilitoni.

E solo alla fine è comprensibile che «The First And The Last» non è semplicemente la celebrazione di una leggenda (di nicchia sì, ma pur sempre leggenda), quanto piuttosto la trasposizione in carne, ossa e sangue di uno spirito indomabile, come testimonia in maniera inequivocabile la splendida immagine di Deniz Tek apposta sul retrocopertina.

Soldati del rock'n'roll: questo saranno per sempre i New Race.

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