Un po' di nostalgia per la vecchia Hollywood, quella del divismo, delle stanze di hotel di lusso sfasciate da attori, produttori, starlette, tutti quanti immersi nel grande gorgo dello showbiz. Siamo negli anni '50 e la stella di James Dean brilla più luminosa che mai. Soprattutto in questo film di Nicholas Ray, definito "Cinema puro" dai suoi numerosi estimatori, tra cui un ancora giovinetto Brian De Palma. "Rebel Without A Cause", titolo originale di "Gioventù bruciata", ha aperto nel '55 il filone dei belli e dannati al cinema, che ha goduto e gode tuttora, anche se con minore frequenza, di grande attenzione e fortuna in sala. Il genere "Bullo fico ribelle e tormentato" rende bene, non c'è che dire. Questa pellicola è stata studiata e ripassata da ogni filmmaker o aspirante tale perché esempio di perfezione nel racconto e nella recitazione degli attori. A cominciare dalle scene iniziali: da antologia l'adolescente timido James Dean che risponde riottoso e a monosillabi al commissario. Che cosa è successo la notte scorsa? Il giovane non ricorda. Ubriaco e smarrito, Dean è al centro dell'inquadratura, la cinepresa si muove su di lui con la tecnica del grandangolo, amplificando il senso di angoscia emanato dall'insieme. Basta questo a catapultare lo spettatore nell'atmosfera del film. Jim, teenager introverso, figlio di una coppia borghese, si innamora di una dolce e ribelle Nathalie Wood, sua compagna di scuola in una cittadina nella quale il giovane fa fatica ad ambientarsi. I nuovi compagni, bulli del quartiere senza arte né parte, lo prendono di mira e non gli danno tregua. Chiave di volta per capire la dimensione piscologica in cui agisce il nostro e lo stato di degrado spirituale che attanaglia i persecutori, è la parola "Coniglio", con cui viene additato Jim. Coniglio perché visto come un debole, che non si unisce ai giochi puerili degli altri, alle loro bravate, alle gare mortali in macchina. Tranne che per una, tragica, destinata a cambiare la vita di tutti.  Un ritratto amaro e, nonostante la patina hollywoodiana, crudo e sofferto della gioventù devastata, bruciata appunto, di quegli anni. Cinema nella sua quint'essenza, cosparso di scene da manuale. I primi appprocci tra Dean e Wood, con lei seduta sul cofano della macchina di lui, mentre i gradassi della combriccola gli bucano le gomme. La tensione è altissima. I tre amici, incluso lo sfortunato Sal Mineo, che si rifugiano nella villa diroccata. Gotico e barocco lo scenario d'insieme. Che prelude a un finale da thriller. Un film leggendario. Punto.

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