Innanzittutto e prima di tutto , in questa storia mai cosi' attuale e che vive dell'ansia e delle frenesie dei nostri giorni , spicca Lei , Anais Dumostier ( Alice ) , con una interpretazione di grande personalita ' ed eleganza ; una figura forte , femminile , di grande cultura umanista, lustri di lauree e specializzazioni in Scienze politiche , Filosofia e Diritto internazionale , una Wonder Woman al servizio della politica e con la finalita' di ridare vigore ed innovazione all'azione politica di Paul , ( un Fabrice Luchini in stato di grazia , una stupenda e nevrotica parte ) maestro della Res Publica a Lione e sindaco da 2 giurisdizioni , ma ultimamente caduto in una forma di regressione che gli impedisce di essere il fulcro della vita sociale di Lione , come un tempo.
In Paul , nei suoi ricordi , nelle sue interviste ai media , rivivono anche il passato e le grandi stagioni della politica francese , del Gaullisme , il tutto pero' sotto una lente severa e nostalgica , sotto l'osservatorio dei nostri tempi e ritmi , che hanno tramutato il sindaco individualista e vincente in una goffa controfigura manovrata dal suo partito , diventato ( dopo ...diciamo il governo Le Pen ? ) una public company a tutti gli effetti , che del welfare e dello stato sociale ha solo l'Insegna e gli slogan ripetuti la settimana prima della campagna elettorale .
Anais , che nella sua crescita femminile ha sviluppato un elevatissimo Duende , oltre ad essere una gran Topa ( minuto credo 47 del film , dopo un primo tempo di riunioni e convegni con abitini da postalmarket spicca il volo come un Airone con un tailleur ricordo blu notte e con tacco 12 al congresso dove Paul espone un progetto di urbanizzazione , di cui non ricordo francamente un kaiser) e' la musa ispiratrice e celebrale del sindaco ( con quasi totale assenza di qualsiasi riferimento carnale tra i due; separati da una generazione ) , in grado se non di fargli rivivere i fasti di un tempo , di ricordargli i periodi della passione , della gioventu' , dell'attivismo politico , pertanto la vita di Paul si riaccende di un nuovo colore e di nuovo ritrovato entusiasmo , anche se effimero .
Ed ora ,dopo aver giocato , si entra nel vivo dell'azione , Ciak .
Ma quindi secondo voi , questa e' la crisi esistenziale di Paul , o lui , anche se con qualche anno in meno , e' semplicemente come molti stato scalzato dalla velocita' del nostro tempo , dal ritmo frenetico ( si ...vabbe' ...non il vostro ..e ci siamo capiti) dei nostri giorni , dal presenzialismo assiduo ed ora anche esteso al tam tam mediatico e sociale che ha monopolizzato il nostro equilibrio spazio-temporale ? Ma le teste pensanti dell' entourage di Paul , che ad un certo punto vorrebbero spingerlo sempre piu' in alto , verso lo Zenit dell'Eliseo e gli affiancano la splendida Anais per riesumargli la Giovinezza , hanno forse mai pensato che il problema non e' nella sua testa ma nelle loro? Potrebbe forse essere il problema di un sistema , da qualche tempo andato in corto , dove ogni pensiero , alto , diciamo Complesso , e' eliso dallo slogan e dal tweet di turno, da quel loop maniacale che traferitosi come , un vero virus ( questo si' e non ne parla quasi nessuno) , dal mondo teen anche alle alte sfere e cattedrali della politica , immobilizzando il tutto e piegando ogni iniziativa , moto, riforma alla sua autorita' ormai universale .

Questo non viene detto , da Pariser , (...sarebbe il regista) , almeno apertamente , se non per metafore ed allusioni, perche ' nella rappresentazione neorealista della realta' , tutto nel film gira a mille come nella danza di tutti i giorni , tutto e' meccanico balletto di burocrazia , dialogo e tweet acceso privo di sottotitolo , la realta' si e' persa di vista , le stesse azioni di Paul e Anais non sono eventi ma report dei loro avvenimenti durante la giornata ( mmm, Parisier questo pero' e' un palese deja vu negli ultimi 2 film di Assayas ed anche Bedos di questo concept ne fa addirittura un film in Belle Epoque , vabbe' so' francesi)
Del resto, e questo , i grandi manipolatori lo sanno benissimo e ne hanno fatto il loro arsenale piu' micidiale contro il pueblo disunido e distanziado ; la rete sociale come quella digitale porta l'inganno , ma non come un tempo , anche il sospetto , ma la benevolenza di una credenza diffusa a piu' livelli , con la realta ' superata dalle credenze e dalle miscredenze virtuali e dall'informazione che galoppa sull'informazione .
Vige solo lo slogan , l'affermazione prevale sulla constatazione , i decibel hanno soffocato la riflessione ed i contenuti della politica , il verbo e' uno strumento speculativo che ristagna nella superficie del pianeta , puro esercizio autoreferenziale e sterile .

C'e' solo uno spazio per un pensiero doroteo e compiacente o sull'altro emisfero per la critica feroce ed il gioco dell'opposto , il confronto e' estinto ed in esodo.

Questo morbo ha attaccato altri lidi ed altre sfere , anche ludiche e del nostro tempo? In quanti siamo vaccinati....

E quale sarebbe il ruolo del politico e della politica , in questo bailame?

Io non avrei dubbi e non mi fascerei troppo la testa , sarei perdutamente innamorato di Anais e scapperei con Lei su un' isola deserta .
E forse , se non eccedo in visionarieta' , quel mare , quel celeste e quelle palme , si possono forse intravedere nel finale del film sul volto di Paul riflettere tra le sue pupille e contornate dal suo volto elegiaco e scavato dal vento della societa' .
Se proprio qualcuno deve commentare , come sempre niente stelline , poche domande , anzi nessuna , concisi e possibilmente nessuna polemica, tanto si risponde solo a Ludovica. ah..lavatevi bene le mani.

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