Voglio prendere lo scorcio di città della copertina come immagine esemplificativa dell'album, come un vecchio quartiere che ha subito una brutale gentrificazione.

Vecchio e nuovo, antico e moderno, lento e veloce, acustico ed elettrico, questo è quello che sento in questo disco. Come attraversare una via dove c'è un piccolo palazzo basso, senza ascensore, seguito da un grattacielo vetrato, e così via alternandosi. La voce calda e bassa, che sembra quasi un forte sussurro, di Nilüfer Yanya ci porta per mano in questa camminata veloce, perché non c'è molto tempo, i ritmi sono frenetici inizialmente, per andare poi a rilassarsi più avanti, stanchi, e gli arpeggi di chitarra scarni e metallici. Mentre il sottofondo è riempito da suoni riverberati che accarezzano i timpani e non ti abbandonano mai. La batteria sembra un misto tra acustica e drum machine con qualche effetto di distorsione e il basso è sempre bello presente, soprattutto negli stacchi in cui manca e poi riappare. E mi piace molto quando si gioca sulle dinamiche dei bassi, creano onde durante l'ascolto che ti tengono in vita l'interesse.

"Midnight Sun" è il pezzo che più riassume le sensazioni che ho cercato di descrivere, un arpeggio che inizialmente in qualche modo mi ricorda "Weird Fishes" dei Radiohead ma più indie e meno "jazz" e con un finale bello potente e catramoso, come la strada che stiamo percorrendo.

C'è molto lavoro di chitarre in questo disco, quasi sempre clean o con leggero crunch senza risultare mai invadenti, ben calibrate, potrei dire "Painless", senza dolore, sento di poterle suonare anche io senza frustrazioni, facili ma non banali. E molto lavoro lo sento anche nella voce, con cui giocano bene, andando spesso a raddoppiare e si divertono con l'effetto stereo (left/right).

"Painless" è, a parer mio, uno dei più bei dischi di questo appena passato 2022, un album dalla doppia anima, come dicevo prima, vecchio e nuovo, lento e veloce. Ma anche un indie che strizza l'occhio al soul e al jazz senza però pretendere di esserlo.

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