Onesta e pulita opera prima di un giovane regista ungherese, Nimród Antal, che riesce a manifestare la sua totale competenza nell'utilizzo della macchina da presa provenendo dal mondo dei videoclip e degli spot pubblicitari, ma anche grazie a precedenti esperienze di attore. La pellicola approda nelle sale italiane solo nel 2005, con due anni di ritardo dalla sua realizzazione, dopo aver vinto il "Prix de la Jeunesse" al Festival di Cannes nel 2004.
Originale intro con reale dichiarazione d'intenti e propositi ad introdurre la strampalata e misteriosa vicenda. Particolare claustrofobica ambientazione: i locali della metropolitana di Budapest che, per la loro peculiare profondità (collegano Buda e Pest attraverso il Danubio), ben si prestano a manifestare l'adrenalinica, stressante e squallida vita di un gruppo di controllori. La trama ruota attorno all'enigmatico personaggio protagonista Bulcsú (Sándor Csányi), un vent'enne sregolato e risoluto che abbandona un futuro stabile e una carriera promettente per intraprendere il mestiere di controllore e rifugiarsi negli ambienti della metropolitana, dai quali non esce mai, e ad un misterioso individuo incappucciato che sta commettendo una serie di omicidi. I dirigenti della compagnia sospettano che ne sia proprio Bulcsú il responsabile, al quale, quindi, non rimane altro da fare che tentare di scoprire il lugubre mistero che si cela tra le tetre e maleodoranti gallerie. Un giorno, nel solito giro di perlustrazione ("biglietto o abbonamento?"), incrocia la bizzarra Szofi (Eszter Balla), di cui s'innamora a prima vista e grazie alla quale riuscirà ad "uscire" dal suo inferno privato.
Un gioiellino della cinematografia ungherese, impreziosito dalla bella fotografia di Gyula Pados, diventato ormai un vero e proprio movie-cult per la nuova generazione magiara. Inclassificabile nel suo essere unico.
Kontroll non è un thriller, come forse ci induce a pensare la prima e fantastica scena della bionda ubriaca in tacchi a spillo rossi sulla lunghissima e straniante scala mobile. E non rientra nemmeno nel filone riguardante gli scontri tra gang notturne, pur ricordando in alcuni momenti "I guerrieri della notte" (1979) di Walter Hill, soprattutto per quanto riguarda certi tratti della colonna sonora.
Forse un po' lento in qualche sequenza e poco armonico in altre ma pregno di spunti interessanti e magistralmente ricostruiti. Da ricordare a questo proposito l'esilarante sequenza di colloqui dallo psicologo di tutta la troupe di controllori e soprattutto l'onirica passeggiata dei due protagonisti al lume di cero tra cavi e binari, omaggio alla tana del bianconiglio del "Paese delle meraviglie" di Carroll.
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