"Amo le donne. Le amo tutte: belle, brutte, magre, grasse. Dentro di loro si insinua la poesia. Io fotografo la bellezza, per questo le mie fotografie ritraggono quasi sempre le donne" [Nobuyoshi Araki]

Araki è il poeta/profeta dell'erotismo, della bellezza femminile. Con ogni suo scatto costruisce un diario visivo che studia i meccanismi della perversione, riuscendo a delinearli con quella poesia e quella bellezza quasi magica e austera, senza cadere mai nella scettica pornografia.
Il suo lavoro è delineato dall'amore, amore che esplode attraverso le sue fotografie, controverse si, ma anche estremamente struggenti, in grado di variare dal fascinoso bianco e nero, al rugginoso color seppia, sino a giungere a sbalzi di colore improvvisi da accecare le emozioni più recondite e marchiare l'OCCHIO con la sua convulsa essenza pittoresca.

Araki fotografa il corpo di donna. Nudo. Come in questa foto, ne nasconde dei particolari e ne immortala altri, alternando con incredibile maestria il ruolo di luci ed ombre, sempre curate nelle sue fotografie. Le calde ombre che si stendono sul nudo di donna paiono quasi danzare sulla carne bianca e confondersi con i capelli neri della modella giapponese, adagiata su un suolo freddo, in attesa di incrociare il suo sguardo con quello della reflex o del fotografo, immerso metaforicamente nella carne della ragazza ipnotizzata dall'arte. 

Ma la fotografia di Araki non è carne. O almeno non è carne morta. La fotografia di Araki è la vita e, come tale, ne nasconde le più fascinose e disturbanti perversioni contemporanee, che non sono e NON DEVONO incutere negatività, ma sbocciare come un fiore vaginale nella perversione più pura: LA VITA. 

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