"Fisso le pareti delle stanze d'albergo e mi chiedo: dov'è che non ho sbagliato?" Si potrebbe dare molteplici risposte a questa frase autocelebrativa, una delle tante, di Noel Gallagher. Un pò arrogante, un pò presuntuoso, tanto, tanto inglese. Come autocelebrativo, attestante la sua superiorità rispetto ai Beady Eye, gli ex compagni di grandi successi, è il presente "Noel Gallagher's High Flying Birds", scritto per lo più durante gli anni in cui era ancora il compositore per eccellenza della band di Manchester.

Non gli si può certo rimproverare di non essere stato, almeno nella propaganda pro-disco, un signore. Ha atteso che Liam e i suoi fedelissimi dicessero la loro, ossia il tutto e il nulla, col primo disco post-Oasis, e lui, sempre più timido, più introverso e meno appariscente del fratello, ha atteso il suo momento per dire la sua. Aprire con " Everybody's On The Run " è un lusso, forse addirittura un avventato errore, e di errori Mr. Gallagher ne ha commessi parecchi, forse anche troppi, ma ciò non ha mai placato la sua sete di arte, la voglia di scrivere, e perciò nessuno si soprenda se a 44 anni si diverte ancora a scrivere canzoni, per poi andare negli studi di Abbey Road e registrare un pezzo come " If I Had A Gun ", i lontani anni '90 di " Don't looh Back In Anger " non sono mai stati cosi vicini come adesso.

Tralasciando l'accostamento tra " The Death Of You And Me " e " The Importance Of Being An Idle " pezzo di qualche anno fa, l'album procede alla grande, tra pezzi nuovi e vecchie demo riviste, quali l'ottima "  (I Wanna Live In A Dream In My ) Record Machine ", o la splendida accoppiata " AKA What A Life/AKA Broken Arrow " quest'ultima di grande effetto, leggevo sul web " la solita n° 8 degli Oasis ", accoppiata ben divisa da " Soldier Boys And Jesus Freaks ", dove le parole dovrebbero essere ascoltate prima della musica, musica condita sapientemente ma senza strafare, dalla tripletta trombetta/trombone/sassofono di G.Alesbrook/T.Mires/A.Kinsman. Per concludere, tanto per non lasciare nulla al caso, il 'vecchio' Gallagher sceglie  di cambiare l'arrangiamento finale del pezzo di chiusura " Stop The Clocks ", che prestava il nome ad una raccolta ( mediocre ) degli Oasis del 2006.

Nel complesso questo debutto solista di Noel Gallagher tiene contenti un pò tutti, da i nostalgici della sua ex band denominata come i Beatles degli anni '90, a chi come tanti altri, non ha mai sopportato l'irriverenza del fratello Liam e ora però si trova dinanzi ad un lavoro di massimo rispetto. Che lo si chiami Pop, Brit o Rock, non importa, è pur sempre un disco di Noel Gallagher, e che lo si ami o lo si odi, c'è ancora da chiedersi dove non ha sbagliato, e anche a questo giro, per l'ennesima volta, la risposta a questa domanda ancora non c'è.

Voto 9

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Altre recensioni

Di  GrantNicholas

 Noel Gallagher adesso è un cantautore. Dopo la voce, il cervello.

 Il livello di questo esordio solista è spaventoso, forse ai livelli dei primi due superclassici targati Oasis.