Berlino 12 Aprile - 2 Maggio 1945.

Nel bunker appositamente realizzato per lui sotto le macerie della capitale tedesca, si consuma la lenta ma annunciata e prevedibile agonia e decadenza del fuhrer. Ossia di un uomo che ha convinto milioni di persone che l'umanità è suddivisa in razze, di cui la superiore e predominante è quella ariana composta da tedeschi alti, biondi e prestanti, lui che era austriaco, brutto, basso e con capelli e baffi neri.

Ma, un attimo… si parla effettivamente di un uomo? Può un essere umano pensare ed, attraverso i suoi uomini, porre in essere simili abomini? Può un essere umano razionalmente pianificare il genocidio di intere "razze", e, nel contempo e nel momento della disfatta, non mostrare alcun interesse ed anzi provare vergogna e disprezzo per la sua popolazione che, per lui e con lui, si trascina lentamente verso il tracollo e l'umiliazione più totale?

Il film di Oliver Hirschbiegel ci presenta un hitler come mai nessun'opera cinematografica ce lo aveva fatto conoscere. Un uomo folle, anzi lucido nella sua follia, ma pur sempre uomo. Delibitato nel fisico, funestato dal Parkinson, curvo su di sè, egli si aggira tra le pareti del bunker che scorre in tutte le sue diramazioni sotto il reichstag, dispensando ordini che i suoi gerarchi non possono attuare.

La guerra è persa e l'unico che non sembra accorgersene è proprio lui, che rifiuta rabbioso il consiglio di himmler di lasciare Berlino e continua nella sua ordinaria insana certezza di unire tutte le popolazioni mondiali sotto la svastica. Estremamente labile, furioso con i generali dell'esercito che considera il cancro del reich, pieno di paure ma anche, in alcuni momenti, premuroso con i suoi familiari ed il suo cane, gentile, affabile.

Così ci viene presentato il capo dei sadici assassini che, direttamente ed indirettamente, hanno causato la morte di quasi sessanta milioni di persone durante la seconda guerra mondiale, riducendo ad un terzo la popolazione ebraica europea. Ovviamente una tale presentazione non poteva non suscitare le ire e le condanne di molti (tra cui il regista Wim Wenders) che sono sfociate nella dura presa di posizione dell'Organizzazione dei Diritti Umani creata da Simon Wiesenthal.

Di certo, il film è tratto dai racconti elargiti con dovizia di particolari dalla segretaria personale di hitler, Traudl Junge, quindi non si propone come una forma di revisionismo verso la figura del più sanguinario dittatore della storia. Non credo, in tutta sincerità, che gli spettatori ne possano ricavare un simile messaggio dalla visione, anzi, viene più da pensare a quanto folle ed allucinata fosse la visione del reich da parte dei protagonisti, al punto tale da legittimarne un suicidio collettivo e che trova l'apogeo del ribrezzo e della disumanità nell'uccisione da parte di magda goebbels dei suoi figli, facendo ingerire loro una capsula di veleno, per non farli vivere in un mondo senza reich.

Questa, per lo meno, è stata la mia sensazione. In ogni caso lo si voglia considerare, è indubbio che l'interpretazione di Bruno Ganz nei panni del fuhrer è grandiosa. Un piccolo ricordo lo voglio dedicare a mio nonno ed a chi come lui ha vissuto sulla propria pelle le sofferenze e le torture dei campi di prigionia tedesca.

Solo per dire che i veri uomini sono loro e nessun altro.

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