Non è passato molto tempo. Si sono presentati con questo gattino minuscolo in una mano. Han detto che è passato illeso tra le ruote di un tir e che così l'han caricato. Pensavano sarebbe morto tanto la temperatura corporea era bassa, ma poi non è morto e il problema era il tenerlo. Così, ora è qui. Dorme in veranda perché dovrà abituarsi a poco a poco ai pericoli del cortile, perché gli altri animali a poco a poco si abitueranno a lui.
E' arrivata la primavera e lui insegue le foglie mosse dal vento. Rombano, le foglie, vibrano su sé stesse e lui si abbassa, pancia quasi a terra, aspetta, poi, quando il vento le fa volare via, lui scatta e le riporta all'asfalto. Sembra una piccola tigre con una piccola gazzella. Ha l'istinto, ma è nuovo a questo mondo e va impacciato. Sculetta mentre gioca, mentre fa il serio.
Sarà che i miei timpani, in queste settimane, sono di proprietà di Ornette Coleman, sarà che lo guardo giocare con le foglie mentre un sax alto mi accende le sinapsi, ma i suoi movimenti - necessari perché impressi dalla vita stessa e impacciati perché ancora non pronti a questa vita -, lui stesso mi ricorda Ornette. In tutto e per tutto.

Ornette Coleman si è sempre lamentato che gli altri musicisti non lo volessero tra i piedi, che lo ritenessero sempre fuori tono, che dimenticasse i cambi e così, quando rimani solo non puoi esser che libero e lui fu libero. Comunque, faceva l'ascensorista. Sbagliò tasto e schizzò su un altro pianeta. Tutto qui.
Non è il suo fraseggiare che mi colpisce. Non è furente o profondo come quello di Coltrane. Non schizza fuori dalle casse come quello crescente di McLean - per rimanere in tema di sax alto. Il suo fraseggio, per me, è l'istinto. Nessuna mediazione tra il contenuto della mente e l'azione. Via dritto, a zampate sulla melodia, con le sue orecchie, quelle di Ornette, pronte per qualsiasi stimolo che il mondo gli possa concedere. Ascoltare e suonarci sopra. Ecco, il motto.

"Something Else!!!!", 1958, qualcos'altro, la volontà di giungere ad una nuova dimensione ma non saper ancora come farlo. "Something Else!!!!" non sarà il più bel disco di Coleman - a dire il vero non saprei scegliere il mio preferito -, ma sicuramente ha il fascino del disco borderline, di frontiera: un piede sull'hard-bop e l'altro sul futuro, su questo "free" che sente, scorge, ma che non sa ancora come descrivere e affrontare. Ad aggiungere altro fascino c'è il fattore disco d'esordio e quindi quella naturale voglia di dare "tutto" quanto è possibile dare. Forse fin troppo.

Don Cherry alla tromba; Payne-Higgins ad occuparsi del ritmo; Norris al pianoforte, a cesellare la melodia sul ritmo... sarà l'ultima volta. Il pianoforte teneva la musica ancorata a delle coordinate, la libertà non è relativa e così via il pianoforte, ma questo è il futuro. Ora no. Ora si va dalla metropolitana "The Sphinx" alla suadente "Jayne" - la composizione più lunga di questo disco, la mia preferita -; dai refrains che si memorizzano al primo ascolto di "The Disguise" e di "Angel Voice" al senso di pace e gioia, riposto tra le righe di "The Blessing" - composta già nel 1951 e che qualcuno addirittura accredita come "la sua prima composizione". Ora c'è "Invisible": l'inizio del viaggio, che possiede "quel certo non so che" che, appunto, la trasforma da una semplice composizione all'inizio d'un viaggio.

Forse non il miglior punto di partenza, forse no. Rimane - "Something Else!!!!" - un episodio, per Ornette Coleman, più unico che raro.

Si chiamerà Ornette. E' deciso. Qualcuno dice che non sta bene, come nome, per un gatto, ma considerando che Cartesio, il mio vecchio gatto, è stato un gran gatto sono sereno. Almeno non meno del solito.

Carico i commenti...  con calma