Globalizzazione è un termine di uso comune di questi tempi, con accezioni differenti a seconda del contesto, e non sempre con significati positivi. Ma se ci riferiamo alla musica ed alla ricerca continua di fusioni tra diverse tradizioni musicali provenienti da tutto il mondo, il risultato è assolutamente affascinante ed intrigante.

La multietnicità è sicuramente nel dna degli Outlandish, un gruppo formatosi nel 1997 a Copenaghen, di cui fanno parte tre ragazzi (Isam, Wagas e Lenny) le cui radici familiari si diramano nei tre continenti, proveniendo rispettivamente dal Marocco, dal Pakistan e dall'Honduras. La cultura hip hop verso cui sono indirizzati non è esattamente patrimonio diffuso dei paesi scandinavi, ma questo non impedisce a questi tre ragazzi di intraprendere la loro carriera musicale come rapper, con risultati molto convincenti. Il loro primo album 'Outland’s Official' nel 2000 li ha resi celebri in tutta la Danimarca, fruttandogli sei nominations al Danish Music Awards (l’equivalente danese dei Grammy ), vincendo addirittura il Best Hip-hop Award.

Il loro nuovo album 'Bread & Barrels Of Water' conferma le loro scelte musicali, un calderone in cui si mescolano sapientemente gli ingredienti di base del rap americano con il pop arabo e le musiche da film indiane, ritmiche latine con testi in inglese, arabo e spagnolo, e il risultato è quanto di più multiculturale possiate immaginare nella musica moderna. Il primo brano Introduction trasporta già in queste atmosfere, con il flauto indiano in sottofondo e intermezzi rap in spagnolo, e la successiva Guantanamo (la prima hit da classifica estratta da questo album) continua su questa scia latineggiante, riportandoci alla memoria la musica degli alfieri del rap sudamericano, i cubani Orishas. Con Walou e Gritty gli Outlandish dimostrano di possedere anche una notevole vena R&B, che raggiunge la sua massima espressione con If Only, uno dei brani più coinvolgenti di questo album.

Ma è dai due terzi arabi della formazione che sembra provenire l'influenza più creativa, e non è un caso che il successo internazionale degli Outlandish arrivi con l'arrangiamento in chiave hip hop di Aicha, indimenticato successo di qualche anno fa del re del rai algerino Khaled. Sonorità arabeggianti le potrete ascoltare anche in El Moro e nella bella hidden track (chiaramente non segnalata nelle note di copertina) che trovate qualche decina di secondi dopo la fine dell'ultimo brano.

Nel complesso un buon disco, con spunti interessanti in cui gli Outlandish dimostrano la capacità di fondere insieme sonorità così diverse tra loro con risultati che meritano sicuramente di essere apprezzati.

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