Dal 1994, anno del nono album “Diablo Canjon”, a questo “Dixie Highway” che è dell’anno scorso 2020, succedono le seguenti cose a riguardo degli Outlaws:

_”Diablo Canjon”, buon disco di rock sudista uscito per una piccola etichetta mal distribuita, se lo filano in pochi ed i Fuorilegge vivacchiano ancora per un po’ suonandolo, insieme ai loro “classici”, in piccoli locali.

_Nel 1995 muoiono, nello stesso mese di febbraio, il chitarrista Billy Jones ed il bassista Frank O’Keefe entrambi membri originari del gruppo ma da tempo fuoriusciti da esso; il primo suicida, il secondo per overdose.

_Nel 1996 il leader Hughie Thomasson accetta un’offerta dei Lynyrd Skynyrd ed entra il quella band in sostituzione di uno dei chitarristi fondatori, dimissionario.

_A fine secolo esce un disco “solo” di Thomasson intitolato “So Low”, con gli stessi musicisti di “Diablo Canjon” e quindi probabilmente il seguito dello stesso, passato attraverso qualche peripezia di pubblicazione.

_Nel 2005 Hughie si stufa di fare il gregario nei Lynyrd e rimette insieme gli Outlaws con i tre membri originari superstiti. I Fuorilegge tornano ad esibirsi intensamente e con rinnovato entusiasmo e seguito dal vivo, visto che gli anni duemila non sono crudeli come gli anni novanta.

_Nel 2007 registrano un disco con nuove canzoni intitolato “Once an Outlaw”. Sarebbe il decimo, ma non uscirà mai perché “Flame” Thomasson muore improvvisamente, a lavoro appena registrato, per un attacco cardiaco.

_Il gruppo decide di continuare accontentandosi, come tanti altri vecchi alfieri di rock classico anni ’70, di un seguito limitato ma solido di ammiratori. Henry Paul è il nuovo leader di riferimento e nel 2012 esce il decimo album “It’s About Pride”, il primo senza più Hughie in formazione: non lo posseggo e perciò non lo recensisco.

_Nel 2020 esce questo “Dixie Highway”, undicesimo della serie e… ottimo! Zero sorprese, pure il titolo è scontato e la copertina uguale a tante altre; le undici canzoni presenti sono brillanti, prevedibili, solide, poco memorabili, piacevoli, appaganti, piene di chitarre più che mai a specchio della situazione di un pugno di musicisti consapevoli che nel 2020, ed a sessanta/settanta anni d’età, non vi è nulla di veramente necessario da dimostrare, niente d’importante da inventare, alcunché di aggiuntivo da pretendere se non il sano divertirsi, rockeggiare e countryeggiare finché la passione e la salute ancora tengono.

Massimo rispetto.

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