Avevo già scritto del chitarrista che dava il benvenuto al crepuscolo coinvolgendo tutto il quartiere con le sue pentatoniche improvvisate, talvolta finemente jazzate, spesso maldestramente eseguite. Dopo alcuni giorni di assenza me lo ritrovo lì, pronto -come sempre- a dare linfa melanconica al giorno che se ne va e alla notte che arriva. Ma d'improvviso il circondario insorge: urla, frasi minacciose, assedio da decreto sicurezza bis. Uno addirittura ha risposto con un bombardato di musica ad altissimo volume: una playlist che iniziava con "Il cielo d'Irlanda" della Mannoia e proseguiva con una compilation di musica celtica da cesta da autogrill. Da quel giorno il chitarrista tace, mortificato. Perché in quelle note talvolta sgraziate, c'era un quid di malinconia, un "blu" che non a tutti è dato comprendere. Caro chitarrista, mi piacerebbe vendicarti, ma la mia chitarra acustica suona gentile e in sordina, con la sua accordatura che oscilla tra "Red House Painters" e "Pink Moon", con i suoi 432 hz. Ma potrei anche ricordare che, in fondo, è pur sempre una chitarra acustica elettrificata... due pedaliere giuste e, giuro, ti farò rimpiangere. Metal Machine Music, Pt. 1
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