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Fallo sulla apposita barra grigia.
"C'ho i capelli come biglietti per la carne del macellaio
la combinazione del viso paralitica come un totem del malaugurio
cavità uditive ferrate col tempo a suon di jazz e David Gilmour
i peli sotto il mento diventano edera che spacca i fili di vino
ho una ventola nel petto in cui sbollisce ogni casualità
che picchia sull'ombelico come larva che le sue uova feconderà
sento e mi invento di sana pianta un buco nel mio mignolo
e un parassita africano che s'è attaccato al mio osso per ogni centimetro
al di sotto delle aspettative risiede invece nella kermesse del corpo
il pollice del piede che Menicucci mi tramandò così grosso e gonfio

Ritorno alla cima del pomo d'Adamo che troppo ho nascosto
come una gallina ha nell'ano un uovo e tenta di fare lo sforzo
le spalle dove pagaie e boe si videro al lavoro nel terreno
toccava una zona cava e ricambiava i sette modi di trasportare il peso
un groviglio di peli porta da una parte al muscolo dall'altra a una penna
e se un muscolo regge un albume, una penna ti regge ogni dolore della testa
che ti passa dalla capigliatura e tocca l'ultima stirpe d'erbacce
tolte in tempi assai lunghi col monopolio mondiale delle vacche
il graffio della tela fatta sulla spina dorsale finisce nel cranio
sono morto annegato, peccato che il mio cadavere lo sentirà un'altro naso"
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