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Domani Leonardo Sciascia, uomo di tenace concetto, avrebbe compiuto 100 anni. All’asprezza della ragione. Al rifulgere dei Maestri nella complessità del mondo.
Rileggendo la sua ultima pagina, “il fatto è che i cretini, e ancor più i fanatici, son tanti; godono di una così buona salute non mentale che permette loro di passare da un fanatismo all’altro con perfetta coerenza, sostanzialmente restando immobili nell’eterno fascismo italico. Lo Stato che il fascismo chiamava ‘etico’ (non si sa di quale eticità) è il loro sogno e anche la loro pratica. Bisogna loro riconoscere, però, una specie di buona fede: contro l’etica vera, contro il diritto, persino contro la statistica, loro credono che la terribilità delle pene (compresa quella di morte), la repressione violenta e indiscriminata, l’abolizione dei diritti dei singoli, siano gli strumenti migliori per combattere certi tipi di delitti e delle associazioni criminali come mafia, ‘ndrangheta, camorra. E continueranno a crederlo”; L. Sciascia, A futura memoria (se la memoria ha un futuro), Adelphi, 2017, p. 19.

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