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#versigiusti (parte 3 di 4) (Giuseppe Giusti. Versi editi ed inediti. Firenze, Felice Le Monnier, 1852.)

Che vuol ella, Eccellenza, il pezzo è bello,
    Poi nostro, e poi suonato come va;
    E coll’arte di mezzo, e col cervello
    Dato all’arte, l’ubbíe si buttan là.
    Ma cessato che fu, dentro, bel bello
    Io ritornava a star, come la sa;
    Quand’eccoti, per farmi un altro tiro,
    Da quelle bocche che parean di ghiro,

Un cantico tedesco lento lento
    Per l’äer sacro a Dio mosse le penne:
    Era preghiera, e mi parea lamento,
    D’un suono grave, flebile, solenne,
    Tal, che sempre nell’anima lo sento:
    E mi stupisco che in quelle cotenne,
    In que’ fantocci esotici di legno,
    Potesse l’armonia fino a quel segno.

Sentía nell’inno la dolcezza amara
    De’ canti uditi da fanciullo: il core
    Che da voce domestica gl’impara,
    Ce li ripete i giorni del dolore:
    Un pensier mesto della madre cara,
    Un desiderio di pace e d’amore,
    Uno sgomento di lontano esilio,
    Che mi faceva andare in visibilio. Falco - Der Kommissar (Official Video)
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