In viaggio. In una nave. Con un libro in mano.
"Ma senza una buona dose di demenza, nessuna iniziativa, nessuna impresa, nessun gesto. La ragione: ruggine della nostra vitalità. È il pazzo che è in noi a obbligarci all'avventura; se ci abbandona, siamo perduti; ed è ancora lui a far sì che il nostro sangue circoli nelle vene. Se ne va via? Eccoci soli! Non si può essere insieme normali e vivi. Se io resto in una posizione verticale e mi accingo a colmare l'istante che giunge, se insomma concepisco il futuro, un felice guasto della mia mente ne è la causa. Sussisto e agisco in quanto sragiono, in quanto mando a effetto i miei vaneggiamenti. Se divento sensato, ecco che tutto mi intimidisce: scivolo verso l'assenza, verso sorgenti che non vogliono scorrere, verso quella prostrazione che la vita dovette conoscere prima di concepire il movimento, accedo a furia di viltà alla natura intima delle cose, interamente costretto a un abisso di cui non so cosa fare poiché mi isola dal divenire. Un individuo, al pari di un popolo, di un continente, si estingue quando gli ripugnano i progetti e gli atti sconsiderati, quando invece di arruschiarsi verso l'essere, vi si rintana, vi si trincera: metafisica della regressione, dell'al di qua, arretramento verso il primordiale" (E. M. Cioran, La tentazione di esistere, Adelphi, 1984, p. 41)
"Ma senza una buona dose di demenza, nessuna iniziativa, nessuna impresa, nessun gesto. La ragione: ruggine della nostra vitalità. È il pazzo che è in noi a obbligarci all'avventura; se ci abbandona, siamo perduti; ed è ancora lui a far sì che il nostro sangue circoli nelle vene. Se ne va via? Eccoci soli! Non si può essere insieme normali e vivi. Se io resto in una posizione verticale e mi accingo a colmare l'istante che giunge, se insomma concepisco il futuro, un felice guasto della mia mente ne è la causa. Sussisto e agisco in quanto sragiono, in quanto mando a effetto i miei vaneggiamenti. Se divento sensato, ecco che tutto mi intimidisce: scivolo verso l'assenza, verso sorgenti che non vogliono scorrere, verso quella prostrazione che la vita dovette conoscere prima di concepire il movimento, accedo a furia di viltà alla natura intima delle cose, interamente costretto a un abisso di cui non so cosa fare poiché mi isola dal divenire. Un individuo, al pari di un popolo, di un continente, si estingue quando gli ripugnano i progetti e gli atti sconsiderati, quando invece di arruschiarsi verso l'essere, vi si rintana, vi si trincera: metafisica della regressione, dell'al di qua, arretramento verso il primordiale" (E. M. Cioran, La tentazione di esistere, Adelphi, 1984, p. 41)
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