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Profeta del Delta Blues, padre del Blues tout-court, chitarrista geniale, iniziatore di schiere, torme, eserciti di fedeli della Musica del Diavolo, chitarristi, soprattutto, ma non solo... Venditore della propria animaccia al Suddetto in cambio dell'acquisizione della tecnica giusta ed innovatrice per diffondere il Verbo tra chi l'ignorava. Un quadrivio tra i campi di mais era il luogo deputato all'incontro, pare...
Iniziatore di una tecnica chitarristica nuova che univa il finger picking a pochi, esplosivi accordi, dodici battute di sangue, sesso e sudore. Possessore di una voce che, parole di Eric Clapton, esprimeva il pianto più potente che voce umana potesse emettere.
Aggiungiamo pure donnaiolo incallito e bevitore inesauribile, due caratteristiche che decretarono la Sua discesa agli Inferi cui aveva dedicato la propria anima: morì, pare assodato, avvelenato dal barista che gli diede mezza bottiglia di pessimo whiskey a cui aveva mescolato una polverina insapore che lo portò alla morte in due giorni. Il barista era il marito, guarda i casi della vita, della sua ultima conquista, e quella sera RJ stava suonando nel suo locale.
Mettiamoci pure precursore del Club del 27, trent'anni prima che molti epigoni lo seguissero, tra cui Brian Jones, Jim Morrison, Jimi Hendrix, Janis Joplin, Curt Cobain, Dave Alexander, Amy Winehouse, mi fermo qui per non annoiarvi.
Di seguito una breve serie di canzoni che dire seminali è dir poco, registrate in sette mesi tra il 1936 ed il 1937.
Da qui inizia tutto.
La qualità sonora è quel che è, passate oltre e lasciate perdere l'HiFi, qui si parla d'altro.
Signore e Signori, mr. Robert Leroy Johnson (1911-1938), di cui ieri si celebrava l'83° anniversario della morte.

I Believe I'll Dust My Broom by Robert Johnson
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