The Cramps - Psychedelic Jungle 1981 Full Album
… stupendo…
Di tomba in tomba, di sepolcro in sepolcro i Cramps finiscono dentro il cimitero di Back from the Grave.
Solo che ci finiscono prima ancora che Tim Warren si sia armato di pala.
Anzi, a voler essere pignoli, ci finiscono prima di chiunque altro.
Si aggirano tra gli sterpi con i badili in mano.
Ma non sono lì per sconsacrare chissà quale tomba, sono lì per l’esatto contrario.
Loro sono lì per seppellire.
Hanno trascinato con loro le ossa di Kip Tyler, di Jim Lowe, di Ronnie Dawson, di Ronnie Cook e di altri relitti di cui si sconoscono i nomi e ora scavano per metterli tutti assieme, fianco a fianco. Una Spoon River per gli empi.
Più che una giungla psichedelica, una giungla psicotica.
Nonostante il fisheye utilizzato da Anton Corbijn per lo scatto di copertina ci voglia illudere di poterci trovare dentro un sogno byrdsiano virato in nero, il secondo disco di Lux e Ivy (qui fiancheggiati da Kid Congo Powers, uno che “per amore di Poison Ivy” aveva già suonato altrove mescendo dallo stesso pattume allegorico di cui i Cramps si nutrono, NdLYS) è un caleidoscopio dove ogni specchio è stato verniciato di nero e i piccoli prismi di vetro colorato sono stati sostituiti dalle verdi putrescenze fosforescenti dei fuochi fatui.
Il suono marcio dei Cramps è funereo e greve, crepitante e malsano, si trascina lento e ricurvo tra le sterpaglie mentre il tacco cubano di Lux affonda tra i fanghi al fosforo in cui sprofondano i cumuli di terra rimossa.
Tutto è un rantolare primitivo e sinistro di spettri rock ‘n’ roll, di zozzi stomp da casa infestata, di rigurgitanti e rattrappiti swamp blues da notte delle streghe.
Mamma, dì a papà che il circo è arrivato in città.
Il Reverendo
… stupendo…
Di tomba in tomba, di sepolcro in sepolcro i Cramps finiscono dentro il cimitero di Back from the Grave.
Solo che ci finiscono prima ancora che Tim Warren si sia armato di pala.
Anzi, a voler essere pignoli, ci finiscono prima di chiunque altro.
Si aggirano tra gli sterpi con i badili in mano.
Ma non sono lì per sconsacrare chissà quale tomba, sono lì per l’esatto contrario.
Loro sono lì per seppellire.
Hanno trascinato con loro le ossa di Kip Tyler, di Jim Lowe, di Ronnie Dawson, di Ronnie Cook e di altri relitti di cui si sconoscono i nomi e ora scavano per metterli tutti assieme, fianco a fianco. Una Spoon River per gli empi.
Più che una giungla psichedelica, una giungla psicotica.
Nonostante il fisheye utilizzato da Anton Corbijn per lo scatto di copertina ci voglia illudere di poterci trovare dentro un sogno byrdsiano virato in nero, il secondo disco di Lux e Ivy (qui fiancheggiati da Kid Congo Powers, uno che “per amore di Poison Ivy” aveva già suonato altrove mescendo dallo stesso pattume allegorico di cui i Cramps si nutrono, NdLYS) è un caleidoscopio dove ogni specchio è stato verniciato di nero e i piccoli prismi di vetro colorato sono stati sostituiti dalle verdi putrescenze fosforescenti dei fuochi fatui.
Il suono marcio dei Cramps è funereo e greve, crepitante e malsano, si trascina lento e ricurvo tra le sterpaglie mentre il tacco cubano di Lux affonda tra i fanghi al fosforo in cui sprofondano i cumuli di terra rimossa.
Tutto è un rantolare primitivo e sinistro di spettri rock ‘n’ roll, di zozzi stomp da casa infestata, di rigurgitanti e rattrappiti swamp blues da notte delle streghe.
Mamma, dì a papà che il circo è arrivato in città.
Il Reverendo
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