You Don't Tell Me - Yard Trauma
Ultimi in ordine alfabetico sul registro di classe del neogarage anni ’80, gli Yard Trauma chiusero l’anno accademico ‘84/’85 in maniera egregia: dopo gli ottimi voti raccolti col “red album” e nonostante Lee Joseph abbia di fatto già sciolto la band e abbandonato Tucson per Los Angeles finendo nell’ultima line-up degli Unclaimed, gli Yard Trauma decidono di dare un seguito al loro disco di debutto: Must‘ve Been Something I Took Last Night è un piccolo classico del genere col suo Farfisa invadente pestato sia dal titolare Lance Kaufman che (I‘m Invisible, Situations) dall’ospite Rich Coffee e il criptico mulinello delle chitarre che forgiano il perfetto anello di congiunzione tra il suono degli Unclaimed e quello più spettrale dei Fourgiven e Plan 9, perfettamente equilibrato tra beat energici (You Don‘t Tell Me, la Situations vicina allo spirito degli Untold Fables, la cover di I‘ve Got a Girl dei Dearly Beloved, Only Mistakes) e una psichedelia avvolta da fosche tinte dark (Must‘ve Been Something I Took Last Night, Black and White, I‘ve Seen You Walking) e spaccato a metà da un fatato folk-rock come Dreamt in Color.
Colpevolmente snobbato allora anche da chi si limitava a comprare le uscite-chiave del fenomeno neo-garage, Must‘ve Been Something I Took Last Night è invece un ottimo campionario beat-punk in grado all’epoca di confrontarsi con i piccoli riconosciuti capolavori del genere (un bel gradino sopra il debutto dei Cynics o il secondo dei Lyres, una spanna sopra Stop Pretending delle Pandoras, tanto per dire, NdLYS) e che ancora oggi si scrolla con abilità dalla polvere del tempo.
Ultimi in ordine alfabetico sul registro di classe del neogarage anni ’80, gli Yard Trauma chiusero l’anno accademico ‘84/’85 in maniera egregia: dopo gli ottimi voti raccolti col “red album” e nonostante Lee Joseph abbia di fatto già sciolto la band e abbandonato Tucson per Los Angeles finendo nell’ultima line-up degli Unclaimed, gli Yard Trauma decidono di dare un seguito al loro disco di debutto: Must‘ve Been Something I Took Last Night è un piccolo classico del genere col suo Farfisa invadente pestato sia dal titolare Lance Kaufman che (I‘m Invisible, Situations) dall’ospite Rich Coffee e il criptico mulinello delle chitarre che forgiano il perfetto anello di congiunzione tra il suono degli Unclaimed e quello più spettrale dei Fourgiven e Plan 9, perfettamente equilibrato tra beat energici (You Don‘t Tell Me, la Situations vicina allo spirito degli Untold Fables, la cover di I‘ve Got a Girl dei Dearly Beloved, Only Mistakes) e una psichedelia avvolta da fosche tinte dark (Must‘ve Been Something I Took Last Night, Black and White, I‘ve Seen You Walking) e spaccato a metà da un fatato folk-rock come Dreamt in Color.
Colpevolmente snobbato allora anche da chi si limitava a comprare le uscite-chiave del fenomeno neo-garage, Must‘ve Been Something I Took Last Night è invece un ottimo campionario beat-punk in grado all’epoca di confrontarsi con i piccoli riconosciuti capolavori del genere (un bel gradino sopra il debutto dei Cynics o il secondo dei Lyres, una spanna sopra Stop Pretending delle Pandoras, tanto per dire, NdLYS) e che ancora oggi si scrolla con abilità dalla polvere del tempo.
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