Puoi scorrere a destra e anche a sinistra!
Fallo sulla apposita barra grigia.
BOHEMIAN BEDROCKS - I got nightmares

Le facce torve dei fratelli Portnoy sono una delle immagini più belle della rivoluzione neo-garage degli anni Ottanta. Fianco a fianco o separate le avremmo trovate sopra o dentro le copertine dei dischi di Fuzztones, Outta Place, Twisted, Optic Nerve, Headless Horsemen, Lone Wolves, Handouts. Chi frequentava New York nella metà di quel decennio li avrebbe anche visti per un brevissimo periodo vestiti come dei dandy dell’Ottocento con una formazione chiamata Bohemian Bedrocks a suonare piccoli classici di un mondo perduto come I Got Nightmares dei Q65, She Lives dei 13th Floor Elevators, You’re Too Much degli Eyes, I Was Alone degli Exotics, Declaration of Independence dei Count Five e mostrando gli embrioni già formati dei feti poi espulsi con le band successive come I See the Truth o Ain’t That a Man, con strumentazione e sala prove in prestito.

Il frutto di quelle poche settimane di prove che per anni sono stati l’Eldorado, il tesoro sepolto del garage-punk della costa Est escono dopo quasi trent’anni per la Screaming Apple e costituiscono ancora oggi uno degli scheletri meglio conservati di quella stagione ormai lontanissima.

Un disco garage nella sua tipica accezione anni Ottanta, quando le compagini neo-garage sembravano ciurme di pirati in missione per sondare l’oceano in cerca di vecchi, preziosi forzieri sommersi dal tempo e dalle acque e noi sull’arenile ad aspettare l’approdo di queste immense navi che ci portavano la lieta novella e le tangibili prove di epoche lontane.

Un disco, un gruppo, immensi.
Carico i commenti...  con calma