That's Not Me
My Baby's Gone Away
In tutto questo ascoltare è saltato fuori questo album del 2019 oltre all’EP di due anni prima di questi Nobili ragazzetti di Liverpool… e insomma è davvero bello… se tutto il pop fosse così classe e sghangheratezza insieme … c’è un pò di tutto dal Sinatra, a Costello, Phil Spector e Talking Heads…
Ma forse qui lo spiegano meglio…
Ispirato da una dichiarazione retro-avanguardistica degli Strokes (“Imagine you took a time machine into the future and found a classic album from way in the past and really liked it”), Taylor imbastisce così le scenografie trompe-l’oeil di una surreale favoletta rock, che rimescola le pagine svolazzanti di intere enciclopedie musicali in un wall of sound onirico e piacevolmente vaporoso. Il doo-wop, Phil Spector, il rock’n’roll primigenio del Cavern Club, Pet Sounds, la psichedelia, il garage, Jonathan Richman, il baroque pop, le ariette di Broadway, le colonne sonore hitckockiane di Bernard Hermann e quelle di Henry Mancini: tutto (e molto altro) si libera e si libra nell’areopoema de-genere dei Trudy and The Romance, in un’assenza di gravità che ad un tempo artificio retorico e levitas sottilmente naif.
#garagedintorni (169)
My Baby's Gone Away
In tutto questo ascoltare è saltato fuori questo album del 2019 oltre all’EP di due anni prima di questi Nobili ragazzetti di Liverpool… e insomma è davvero bello… se tutto il pop fosse così classe e sghangheratezza insieme … c’è un pò di tutto dal Sinatra, a Costello, Phil Spector e Talking Heads…
Ma forse qui lo spiegano meglio…
Ispirato da una dichiarazione retro-avanguardistica degli Strokes (“Imagine you took a time machine into the future and found a classic album from way in the past and really liked it”), Taylor imbastisce così le scenografie trompe-l’oeil di una surreale favoletta rock, che rimescola le pagine svolazzanti di intere enciclopedie musicali in un wall of sound onirico e piacevolmente vaporoso. Il doo-wop, Phil Spector, il rock’n’roll primigenio del Cavern Club, Pet Sounds, la psichedelia, il garage, Jonathan Richman, il baroque pop, le ariette di Broadway, le colonne sonore hitckockiane di Bernard Hermann e quelle di Henry Mancini: tutto (e molto altro) si libera e si libra nell’areopoema de-genere dei Trudy and The Romance, in un’assenza di gravità che ad un tempo artificio retorico e levitas sottilmente naif.
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