Pablo Larrain, cileno, è considerato ad oggi uno degli autori sudamericani più importanti dell’ultimo decennio, nonché uno dei cineasti più originali ed apprezzati del panorama internazionale.
Larrain, esordiva nel 2006 con Fuga.
Eugenio Montalban, da bambino, assiste all’omicidio della sorella avvenuto su un pianoforte. Ossessionato da questo trauma, comporrà la Rapsodia Macabra, un’opera che si rivelerà maledetta…
È questo il potente incipit di Fuga.
Fuga, come spesso accade per un’opera prima, è un film per certi versi grezzo, disomogeneo.
Troppo cupo e tetro nella lunga prima parte, qua e là quasi horror nell’impostazione e nei dettagli di alcune sequenze.
Tuttavia, nei 110 minuti, il film “monta” ed assume una sua identità, una sua coerenza, ed i cambi di registro, a braccetto con i colpi di scena, andranno a scalfire e modellare questo crazy diamond. Già, perché si tratta di un diamante grezzo, è l’opera prima di un grande regista,
Come uno scrigno, racchiude in sé gemme preziose che vanno ad agghindare e completare il film come l’abito di un Marajà.
Sequenze potenti, fiumi di sangue (alla Shining) musica classica heavy. Il trauma, la follia, la furia iconoclasta (se la musica è una religione) il manicomio, la violenza e la Fuga …ed un mediocre musicista che scopre alcune pagine incompiute su pentagramma e vuole a tutti i costi completare la macabra rapsodia rimasta incompiuta…
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