Due ore per un bellissimo ritratto dell'emancipaziome femminile del Dopoguerra. La 50enne Paola Cortellesi si dimostra una grande regista e, da comica qual è, anche i momenti più drammatici vengono velati dal giusto tocco di ironia. Anche il padre-padrone Valerio Mastandrea assume a tratti l'ironia di un Fred Buscaglione, al quale somiglia nettamente nel look. C'è spazio per altre risate, come quando il soldato americano chiama Delia "Devoannà", oppure al pranzo tra i genitori di Moretti, il cui figlio avrebbe dovuto sposare la figlia di Delia.
Il ritratto di un'Italia post-bellica che risulta davvero efficace pur senza toccare davvero la drammaticità. Alla fine le donne vinceranno "perché si può parlare anche a bocca chiusa..."
Da segnalare, come commento sonoro Mi innamoro davvero di Fabio Concato e La sera dei miracoli, tra le altre.
La famiglia patriarcale scompare man mano... e il resto è storia. Ricordiamo che nel 1970 passerà la legge sul divorzio e nel 1974 non sarà abrogata. Di questo non si parla nel film, ma quando la figlia di Delia si deve sposare, le viene fatto capire che bisogna essere sicuri perché "il matrimonio per sempre". C'è un episodio che porta il matrimonio a saltare, ma C'è ancora domani, frase che Delia pronuncia una sola volta, quando muore il suocero e sapendo di dover vivere per i figli. Tra cioccolato americano e sigarette di qualità, il film è un omaggio al Neorealismo con quel velo mai rivelato dei giorni nostri, tutti in bianco e nero ma con quel "colore" che è appunto l'ironia che a volte emerge, anche di fronte alla morte del suocero di Delia. A un certo punto Delia decide di farsi un amante, e l'amica lo copre, ma il marito scopre tutto perché Delia si lascia sfuggire il biglietto. C'è ancora domani è un film sull'emancipazione della donna e con essa dell'uomo. E risulta, visti gli attuali episodi di cronaca, più che attuale.
Non ho spoilerato la trama, non serve. Il mio voto è 5 stelle, complimenti alla 50enne Paola che taglia il traguardo con una grande opera prima.
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