L'esploratore di suoni
Qualche giorno fa mentre ascoltavo Uotha di Angeli Drake mi sono domandato come fossero nati i suoni particolarissimi di quella serata, dunque ho pensato bene di chiederlo direttamente a uno degli autori, ovvero Paolo Angeli. Ci siamo sentiti via mail e gentilmente ha accettato di rispondere ad alcune domande. Il ritratto che ne viene fuori è quello di un eclettico esploratore, un ritratto a mio parere interessantissimo come la sua musica
1. Ciao Paolo innanzitutto grazie per aver dato la tua disponibilità a rispondere alle domande di questa mini intervista, anche perché so che sei impegnato nella registrazione del tuo ultimo disco, vorresti dunque parlarci di questo nuovo progetto tanto per cominciare?
"Tessuti" è un progetto particolare. Dopo un decennio, passato a contatto con la chitarra sarda preparata, ho sentito la necessità di confrontarmi con composizioni scritte da due musicisti che amo particolarmente: Bjork e Fred Frith. La cantante islandese non ha bisogno di presentazioni: è indubbia la sua duttilità, il percorso che ha delineato da Debut a Medulla è accompagnato da un’ incredibile apertura verso i linguaggi dell’ avanguardia. Senza allontanarsi da un estetica Pop, Bjork è riuscita come pochi a coniugare sperimentazione e cantabilità.
Meno conosciuto al grande pubblico è Fred Frith, guru della musica improvvisata e del movimento avant-rock. Probabilmente Frith è il musicista che ha influenzato maggiormente il mio percorso artistico: il musicista britannico è l’ equivalente di John Cage trasposto in ambito chitarristico. Ho avuto la fortuna di eseguire sotto la sua conduzione "Pacifica" - album prodotto da John Zorn per la Tzadik - e quando ho iniziato il lavoro sulle sue composizioni non immaginavo che a distanza di pochi mesi avrei iniziato a suonare con Frith in duo e in quartetto. Il mio lavoro di sperimentazione è in diretta connessione con il suo costante tentativo di sviluppare l’ immaginario timbrico del mondo della sei corde. "Tessuti" è quindi una risposta creativa agli imput ricevuti da questi due straordinari musicisti dove i Tessuti costituiscono i raccordi, i legami, gli intrecci, i brani che mettono in connessione il lavoro di Frith e Bjork. È un album in solo prodotto in studio dopo aver rodato il repertorio dal vivo per un anno. Verrà registrato in presa diretta senza sovraincisioni su 16 piste separate. Il tecnico sarà Roberto Monari, braccio destro delle mie produzioni dal 1995.
2. Nel disco live Uotha, registrato a Sant'Anna Arresi, suoni con Hamid Drake. Come è nata l'idea di questo incontro e cosa ti ha lasciato quell'esperienza?
Drake è un batterista che spazia dalla free music al reggae. Ma lo si può incontrare in collaborazioni con musicisti punk o hardcore. L’ idea di collaborare è nata casualmente: Hamid era già stato invitato da Basilio per il Festival di Sant’ Anna Arresi e io conoscevo il suo lavoro. Da qui l’idea di proporre un set libero, improntato sulla musica improvvisata. La magia di certi incontri non è abituale. Nasce da un rispetto reciproco e dalla curiosità. Talvolta i musicisti coltivano un’ idea della musica ristretta e compartimentata. Con Hamid puoi proporre qualsiasi soluzione musicale: dal rumore alla musica tradizionale sarda. L’ ambito su cui ti puoi muovere è svincolato da pregiudizi e facilità un approccio creativo e libero. Questo è percepito dal pubblico, che ama ascoltare strumentisti che rischiano, suonano e danno forma alla musica in tempo reale. È emozionante tanto per chi suona quanto per chi ascolta. Sant’ Anna facilità questi incontri perché la struttura stessa del palco permette una diretta partecipazione tra pubblico e musicista e innesca uno scambio biunivoco.
3. Il tuo strumento è la chitarra sarda preparata. Puoi spiegarci esattamente di che cosa si tratta e come sei arrivato a concepirlo?
Nel 1993 è avvenuto l’ incontro con i due musicisti chiave del mio percorso creativo: Giovanni Scanu e Fred Frith. Il primo era il più anziano chitarrista sardo - con il quale per nove anni ho lavorato a stretto contatto, imparando ad accompagnare quella estenuante disputa che è la Gara di Canto. Dall’ incontro-scontro tra la tradizione sarda e la sperimentazione delle avanguardie europee nasce la chitarra sarda preparata: un ibrido tra scultura sonora, chitarra, basso acustico, violoncello e batteria; uno strumento orchestra dotato di martelletti come il pianoforte (azionati da cavetti di bicicletta applicati a sei pedali), una manina meccanica per le 8 corde trasversali - che permette di realizzare le parti ritmiche - 4 corde di Sitar montate su un ponte di contrabbasso, 8 eliche per ottenere i bordoni, 14 linee output.
La chitarra sarda preparata probabilmente non sarebbe mai esistita se non ci fosse stato l’ incontro con Francesco Concas. Francesco a partire dal 1994 ha lavorato, presso il CROM, alla progettazione e costruzione degli accessori meccanici. In una fase successiva - grazie all’ interessamento di Pat Metheny che ha voluto una copia gemella del mio strumento - Alberto Rainer e Stefano Visintin, dello studio MTA, hanno elaborato il progetto di un nuovo sistema di martelletti.
Il cuore dello strumento tuttavia resta la chitarra costruita dai Giancarlo e Luca Stanzani: la liuteria Stanzani è il perno attorno a cui tuttora ruota l’ elaborazione delle mie diavolerie!
4. Leggendo la tua biografia nel tuo sito ufficiale si scopre che hai vissuto esperienze ed influenze musicali numerosissime e differenti dal rock al jazz passando attraverso l'etnica e l'avanguardia. Questo percorso sembra aver influenzato la tua musica al punto tale che si ribella a facili schematismi. Ma tu come defineresti la tua musica e perché?
La musica che suono la ingloberei in una corrente culturale creativa che ha radici tanto nel free jazz, quanto nel post rock britannico, quanto nella tradizione sarda. La mia formazione deve tantissimo a Bologna, città che negli anni ’ 90 ha avuto un fermento invidiabile. Bologna è stata una terra di nessuno e nel vuoto istituzionale che contradistingue l’ Italia nasce spesso una voglia di creare che non ha protezione e supporto economico. In questi contesti - siano essi i centri occupati o gli spazi legati all’ associazionismo di base - germogliano spesso idee in diretta connessione con le ramificazioni più all’ avanguardia delle grandi capitali europee.
Che musica suono? Una musica che deve tanto a Fred Frith quanto a Giovanni Scanu, tanto ai compositori nord americani quanto ai cori della settimana santa di Cuglieri e Castelsardo. Non mi interessa capire che musica suono ed etichettarla. È una musica che si apre agli stimoli sonori del quotidiano, costantemente influenzata ed esposta a cambi direzionali. Il CD Nita, l’ angelo sul trapezio - concept suonato da oltre 30 musicisti - è la mia dichiarazione ufficiale di resa: non cerco il nuovo linguaggio, cerco la poesia, l’ emozione e questa la trovo a prescindere dal genere che spesso innesca il Tabù: es. questo è jazz, questo no…
5. Per salutarci vuoi lasciarci con il titolo di un disco che ami in modo particolare e che ti senti di consigliarci?
Little Things della cantante norvegese Hanne Hukkelberg: canzoni, solo un bellissimo disco di canzoni.
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