Parental Advisory: Explicit Emotions

Mi ritrovo qui a qualche giorno di distanza dal concerto a cercare di riordinare le idee per scriverne qualcosa. Ricerca che risulta essere pressoché vana. Le emozioni continuano ad arrotolarmisi dentro. Quindi mi abbandono ai sensi che forse è l'unica cosa saggia da fare in questi casi, perché il bisogno di raccontare comincia a essere pressante. Come quando trattieni dentro te una bella notizia per raccontarla ad un tuo amico nel momento opportuno, quando senti che la gioia sale dentro di te dandoti sensazioni simili al primo sorso di cocacola che ti arriva nel naso.
Sono seduta in ufficio, davanti a me piccole cose e un po del mio solito caotico disordine. Dentro di me immagini e musica di una serata all'insegna della passione. Sono mesi che la prenotazione per la serata è fatta, da Novembre quando con una mail concitata un'amica, a notte fonda, mi informava che aveva visto il programma del Teatro e che aveva prenotato i nostri posti istantaneamente. Le nostre due lucine sono state per mesi le uniche nel prospetto delle prenotazioni. Ogni tanto andavo li a vedere la mia lucina e già mi vedevo seduta in quel posto per me sconosciuto. E già mi sentivo emozionata.
I giorni da Novembre a Gennaio sono stati sospesi in quest'attesa, ogni tanto nelle conversazioni veniva fuori un: "Mancano ancora x giorni al 19 Gennaio" Si è concluso l'anno con la visione delle foto dei concerti in Dicembre, e la fame è stata alimentata dai racconti di amici che sono stati a vederli. Non vedo un concerto di Benvegnù dall'estate. L'attesa è tanta , quest'uomo genera strane dipendenze : ) E' così che i giorni sono scivolati lenti gli uni sugli altri, immobili in questo strano inverno senza freddo, quasi a proteggere l'ultimo calore che ho provato in quella sera d'estate, lui con la cravatta rossa e io con le mie ciabattine di paillettes. La mia giornata trascorre frenetica, ma io sono piuttosto sconnessa con gli avvenimenti. Il mio dentro è già sintonizzato sulle mie emozioni. Sono tornata a casa, mi sono vestita e ho preparato la borsa. La macchina fotografica con l'obbiettivo nuovo, comprato apposta per questa occasione. Le pile supplementari che non si sa mai. Un piccolo blocchetto degli appunti che non poteva non essere destinato a questa serata, il cappello la sciarpa e i guanti. Si mi rendo conto che in questi giorni non servono, ma non si sa mai. Mi sento emozionata come non mi capita da mesi. Fatico a smettere di sorridere.
Finalmente arrivano le amiche e si parte alla volta di Monte San Savino. Il tragitto in macchina abbracciata dal buio e sommersa di chicchere. Mangiamo un boccone e io mi impossesso dello scalpo, anche se stavolta non è un vero scalpo visto che prima di staccare il cartellone della serata dal muro ho chiesto il permesso al proprietario del locale che sinceramente mi ha guardato un po' storto. No, non sono pazza ma solo metodica nella conservazione delle mie emozioni. Arriviamo al Teatro, e i nostri posti ci attendono.

Il teatro è un piccolo capolavoro. Sembra un carillon. Hai presente quelle riproduzioni delle giostre antiche in cui tutto è ugualissimo ma in miniatura. Il teatro è così. Così piccolo e perfetto che ti viene il dubbio di essere Alice nel paese delle meraviglie. Rimpicciolita. Mi siedo al mio posto. Prima fila, posto centrale. Il più centrale di tutto il Teatro. Il più davanti di tutto il teatro. Apparecchio davanti a me le mie cose. Gli obbiettivi, la borsa. . Il mio caos dentro il paese delle meraviglie. Non ho nemmeno idea di quello che mi sta per accadere. La prima centrifuga della sera è li a un passo da me. La mia amica mi chiama piano, tira fuori una borsettina con delle fatine e me la porge. Io ci metto la mano dentro e un attimo dopo mi trovo dentro il Teatro di Monte San Savino con una foto che ho scattato io. Una delle mie Preferite di Benvegnù. Una fatta a San Sepolcro circa un anno fa. Credo sia addirittura la prima volta che vedo una mia foto incorniciata. Questa cosa è così strana e bella da farmi rimanere senza parole. Non faccio nemmeno in tempo a riprendermi che la luce si abbassa e la mia poltrona magica mi ingoia. Non saprei dirvi quante persone c'erano o altro. C'ero solo io nel teatro. Non mi sono accorda d'altro.

Si aprono le tende e loro sono già sul palco, si stagliano in controluce sullo sfondo azzurro. Impiego un secondo per capire che il palco rappresenta una nave che sta andando alla deriva. Il concerto si apre con una Canzone di Domenico  Modugno "Cosa sono le Nuvole". Mi è capitato di sentirla alla Festa della Creatività cantata da Servillo, ma qui è diversa. La voce di Paolo la rende molto più dolce, se mi è concesso molto più simile a una versione di Bollani. Bellissimo modo di introdurre un concerto dando da subito un'impronta precisa sull'unico tema trattato. L'amore, la passione ma intesa in senso romantico, non melenso. L'amore inteso come coinvolgimento totale di ogni sensazione, nel bene nel male. Un veloce cambio di luce e iniziano a suonare "La Distanza" che ho già avuto occasione di sentire in varie occasioni dal vivo e subito dopo "La Schiena". Lui è elegantissimo come nel suo stile. Un completo ghiaccio con cravatta grigia. I capelli che si sono allungati sono un po scarmigliati. Ha nei modi l'eleganza di un uomo dell'Ottocento. Attaccano una dolce "Cerchi nell'Acqua" e poi la prima delle canzoni nuove che ascolto stasera: "La Peste". Ma non chiedetemi niente che questa se l'è mangiata la mia memoria.

Quando attaccano "Il Mare Verticale" mi sento sulla pelle ricordi dei vecchi inverni in cui questa canzone portava parole e sentimenti. Come quando vedi un amico che non incontravi da tempo e in un attimo ti vengono in mente tutte le avventure che avete vissuto. Una via strettissima con la paura di battere la macchina sui muri. Il silenzio di certe giornate di pioggia guardando il cielo piovere attraverso la finestra. Questo testo fa riaffiorare tutto sulla mia pelle. Continuo a guardarlo attraverso l'obbiettivo in primo piano. Mi sembra che in alcuni momenti guardi dritto fino a incrociare il mio occhio nascosto. Non posso fare a meno di scattare. Vorrei conservare ogni attimo di questa serata. E' la volta di "Quando passa lei". E subito dopo la seconda nuova di stasera:"Il nemico". Non parla fra un brano e l'altro. Giusto il tempo di riprendere fiato e via con "Suggestionabili" in una versione veloce che mi piace un sacco. Sono momenti di ipnosi credo. La mia visuale non è ostacolata da niente, non riesco a parlare con nessuno e neanche a capire. Sono li da sola nel buio in balia delle sensazioni. Mi sembra di scoppiare. Riesco solo a sentirmi felice per essere qui e nello stesso tempo mi sento morire.

Dopodichè parte "Il Sentimento delle Cose" il testo che io preferisco in tutto l'album. Mi basta sentire l'attacco, sento il desiderio di alzarmi Stare seduta con questa canzone diventa piuttosto difficile. Tendo l'orecchio per ascoltare solo il basso, che di questo pezzo mi piace molto. Guardo le mani di Luca da dentro l'obbiettivo. Le note di "E' solo un sogno" mi cullano. Alla fine della canzone lui alza il viso al cielo. Lo fermo in una delle foto che più mi piacciono di questa serata. Lo sfondo blu. Sono profondamente innamorata della chitarra di questa canzone. Poi parte "Hungry & Thirsty" in cui spunta a sorpresa il cacio sui maccheroni. Ma forse il testo cambia ogni volta e io non me ne ero accorta. . Bhò. Poi è la volta di "Io e Te". E subito dopo finalmente "Marzo, Tredici". Qui riesco a ricordarmi che ho un taccuino, la mia mente è persa e girovaga nei corridoi del teatro [credo] svolazzando allegramente. Annoto: "Le finestre chiudono la polvere dell'esistenza, solo 4 muri per nascondersi".

Il primo tempo si conclude con "Nel silenzio", mi giro e guardo gli occhi terrorizzati della mia amica. E io: "no tranquilla... ritornano". Da qui in poi non ho un ordine cronologico ben fisso in testa. Si, devo confessarlo. Perché, se mi ricordo più o meno quello che ho descritto fino ad adesso, so che da qui in poi non sono in grado di dire se quello che è avvenuto quando loro non cantavano sia accaduto prima o dopo qualcosa. In realtà a questo punto è successo qualcosa a cui la mia giovane e tremula anima non è ancora [fortunatamente ] abituata. Per spiegare le sensazioni che si provano in questi frangenti bisognerebbe essere uomini "avvezzi di mare". Perché credo che solo l'ondeggiare che sanno produrre le onde sul corpo possa descrivere l'altalenanza dei sentimenti che si provano durante i suoi concerti. Io non ho ben capito come ci riesca, quest'uomo, a far queste cose, ma mi capita di ritrovarmi in un teatro e sentirmi come nel mare. Come quando le onde ti portano su e poi ti lasciano ricadere in basso spostandoti ogni singolo organo per poi farlo ritornare al suo posto solo per il gusto di rispostarlo un secondo dopo. E le mie emozioni , già in bilico sollecitate da tante delle canzoni ascoltate, sono definitivamente  precipitate in fondo all'onda quando loro hanno inscenato uno dei loro immancabili momenti di cabaret surreale.

Mi è parso di vedere Luca scalciare con il basso al collo, a un certo punto Guglielmo ha trasformato il teatro nell'ipercoop di Arezzo. E Andrea parlava lo svedese che forse però era cinese. E Paolo?? non ho capito cosa gli ha fatto di presiso Omar Pedrini, ma vi posso dire che se vi capita a tiro dovete fargli fare l'imitazione di Pelù, o di Zucchero, o di Vasco o di chi non me lo ricordo nemmeno. So solo che non ho mai riso tanto. So solo che non ho mai riso così tanto ad un concerto. Nel mezzo a tutto questo non so bene come e quando ma hanno suonato: "Molto Lontano"( mai sentita dal live. . molto bella ) "In dissolvenza" ( a me piace di più con le chitarre distorte? un ci posso far nulla. . ) "Simmetrie" (simmetrie con lui da solo e poi tutti gli altri che arrivano... ) "Catherine" ( l'ultimo pezzettino del mio cuore deve essere esploso qui. . ) Poi escono di nuovo e quando ritornano è la volta di "Troppo poco intelligente" che ormai è diventata qualcosa di indescrivibile, specialmente la faccia di Paolo quando fa finta di sorprendersi vedendo Luca. Si và oltre il surrealismo in qualcosa che ancora non è stato etichettato.

Il concerto si chiude con "Rosmery Plexiglas". Il concerto si conclude... e per due ore io sono stata veramente una naufraga in balia dell'amore e dalla passione. Quella passione e quell'amore che sento in maniera così struggente dentro di me solo per chi sa condividere le mie fragilità. E mi ritrovo a riflettere sull' importanza della sensibilità nella vita. Mi ritrovo a pensare che il mio modo di sentirmi così indifesa davanti a certi sentimenti mi induce a viverli in maniera molto riservata a mostrare parti di me solo a pochi, ma nello stesso tempo so che questa è l'unica via che io conosco per amarmi.  Penso a come sia bello guardare qualcuno negli occhi quando sai che questa persona sa vederti dentro. Acquistano ancora maggiore importanza tutte le parole che si dicono e che si sanno ascoltare. Acquistano valore quei momenti fatti di niente. Acquista valore assoluto la condivisione della passione. E io mi sento indifesa ma nello stesso tempo ricca. E sento che questa è la cosa più grande che ho. Te. L'amore che provo per te è l'unica virtù che mi vanto di possedere.

E nello stesso tempo vorrei riuscire a fare quello che quest'uomo fa con apparente leggerezza. Perché credo che ci voglia molto coraggio a mostrare le proprie fragilità incondizionatamente... Credo che  se un giorno riuscirò anch'io a farlo potrò veramente ritenermi una persona totalmente libera.

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