Paolo Giordano ha solo 27 anni. L'anno scorso ha vinto il premio Strega per questo romanzo.
Perchè?
C'è un buco nella vita del lettore, un buco nello stomaco a leggere "La solitudine dei numeri primi". Un senso di inquietudine che pervade tutte le vene, tutto lo stomaco, e rende incerti, molto incerti sul da farsi.
Le possibilità personali vengono messe in crisi, tutto è relativo, non a caso Paolo è laureato in Fisica teorica. E si è affacciato alla scena letteraria nel più umile dei modi, non dicendo niente a nessuno, spuntando prima con la testa e poi con le braccia animate a meraviglia per scrivere un libro. Si è messo lì, silenzioso come il suo protagonista Mattia a scrivere di lui. Lui che da piccolo ha vissuto un grande trauma umiliato da una sorellina autistica che non lo lasciava vivere. Abbandonandola ha aumentato le angosce, i sensi di colpa, e nulla è più stato come prima. C'è un muro di impenetrabilità, una triste impenetrabilità che Paolo racconta con grazia e accuratezza.
E poi c'è Alice, rimasta zoppa a causa di un incidente con gli sci. Lo sci che odiava, che le è stato costretto di fare ed è stato la sua rovina, la sua rovina per la vita. L'ha sempre messa in una certa difficoltà la sua condizione. Rifiutata da tutti, quando Mattia invece rifiutava tutti, immerso nei suoi 9 e alle prese con un compagno di classe omosessuale, che vuole svelargli il suo segreto.
Sono numeri primi, Alice e Mattia, i primi gemelli, numeri vicini che non si incontrano mai veramente, perchè separati da un numero pari. Possono solamente affacciarsi e guardarsi. E così fanno loro due, incontrandosi per caso, creando un'unione indissolubile, ma non normale. Una solitudine in coppia, chi per una ragione chi per un'altra. L'intesa non sempre perfetta. Ma l'affetto reciproco. Mattia incapace nell'esprimere le proprie emozioni, Alice fin troppo emozionale. Le lacrime sciolgono il cuore, andando a scanalare le vite parallele di questi due personaggi. Subiscono torti, si rialzano su, fanno finta di niente. Vengono seguiti da infanti ad adulti. E il loro cammino non sarà mai banale, ma artificio di normalità.
Alice e Mattia sono presenti in molte persone al mondo. Persone che vengono confinate senza un motivo preciso, perchè rifiutano certi principi a cui gli altri tengono fede. Odiate, anche.
Mattia sembra il più colpevole della situazione, perchè è proprio lui a non voler contatti, è lui chiuso nella sua occulta scienza dei moti, a calcolare la pendenza dei capelli di Alice. Una scienza affascinante, ma che al lettore sembra quasi immangiabile, inconcepibile, inassimilabile.
Alice è la più umana, ma è anche quella meno matura. Una ragazza buona sospinta dalla gioia di trovare il primo amore, quel primo amore che tanto tardava ad arrivare, per la sua inadeguatezza nei vestiti, nel fisico, nel carattere. Sono marchi a fuoco che non possono essere cancellati facilmente.
Paolo Giordano fa un excursus esemplare. Segue i personaggi passo passo, ce li imbocca piano piano, facendoci assimilare la loro conformazione personale, che non è detto che sia immutabile. Ci penserà il tempo a trovare la felicità, ad offrire ai ragazzi una speranza che magari gli altri non avvertono, ma che per loro gonfia il cuore e i polmonie li fa continuare a vivere.
Non è facile capire l'umanità. Si ha solamente freddo e solitudine, dopo aver letto "La solitudine dei numeri primi".
Ma una speranza c'è, e verrà avverata solo se parte da noi.
Come dice del resto lo stesso Paolo Giordano.
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