Il sovraccarico stagionale di film sui supereroi ha un protagonista assoluto che, forse, non era poi così scontato dare come favorito.

Il grande successo di "Iron Man" conferma innanzitutto una cosa: bisogna cercare assolutamente qualcosa di nuovo, altrimenti si rischia un appiattimento piuttosto pesante del genere. In un'annata in cui si attende a gloria "Batman - Il Cavaliere Oscuro" dopo il grande successo della precedente pellicola del bravo Nolan, Favreau gioca a sorpresa una carta valida e sorprendente, andando a ripescare un attore vergognosamente sottovalutato come Robert Downey Jr. ed affiancandogli un bel cast; Jeff Bridges su tutti, ma anche il lanciatissimo (e bravo) Terrence Howard e l'insolitamente disinvolta Gwyneth "Chris Martin" Paltrow, nel ruolo chiave della bella e dolcissima assistente Pepper Potts.

Veniamo, però, all'attrazione principale, e diciamolo subito: Downey è assolutamente irresistibile. E' Tony Stark in tutto e per tutto. Spaccone, arrogante, diciamo pure stronzo nella primissima parte del film; ironico ed incosciente paladino della giustizia nella seconda. Detto questo, la storia è stata giustamente attualizzata ai giorni nostri; Stark si ritrova, infatti, a dover scappare da un campo base di terroristi in Afghanistan. E lo fa costruendosi un'armatura in metallo che, una volta tornato a casa (ed aver abbandonato il settore della costruzione di armi), utilizzerà (perfezionandola) per combattere gli stessi suoi ex-clienti. La sua decisione provocherà il disappunto del socio Obadiah Stane, che lo combatterà divenendo il temibile nemico Iron Monger.

Il regista Favreau punta tutto sull'ironia, un po' meno sull'azione (nonostante la prima produzione "diretta" della Marvel), ma nonostante questo aggira l'ostacolo puntando tutto, nei momenti di vuoto, sulla bravura comica di uno scatenato Downey e su un intreccio narrativo niente male per un film del genere. Terrence Howard si diverte, e si vede, nell'interpretare l'amicone Jim Rhodes, che in futuro diventerà il "socio" di Iron Man, War Machine ("la prossima volta...", sibila vedendo per la prima volta la sua futura armatura). Inoltre, risulta vincente l'evidenziare maggiormente l'aspetto  del processo (sia pratico che psicologico) di "nascita" e "crescita" del superereroe, limitando il faccia a faccia col cattivone di turno ad un combattimento finale che cita pari pari lo scontro Robocop/Cain in Robocop 2 (non a caso il robo-poliziotto di titanio e kevlar è stato creato ispirandosi pesantemente allo stesso Iron Man).

Un film che, visto l'enorme successo, potrebbe indurre eventuali produzioni future sui supereroi a seguire linee guida diverse rispetto al passato. Per fortuna.

Aspettiamo, piuttosto fiduciosi, il seguito (30 aprile 2010).

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