Innanzitutto è Papercuts, e non "i Papercuts"; trattasi infatti dello pseudonimo usato da Jason Robert Quever, californiano, per il suo progetto musicale iniziato nel quasi lontano 2004.

Un avvolgente, sognante, splendente ed ambizioso progetto musicale. Thom Monahan alla produzione mette il suo tocco magico anche in questo quarto lavoro del piccolo bovino di San Francisco e tutto il disco sembra godere di una linfa vitale forte, una forza naturale che fa crescere radici sonore, radici che si piantano nel cervello e si allungano per restarci, il songwriting ispirato e l'accompagnamento massiccio della band che lo segue in tour donano a Quever due ali per volare nella notte.

Perchè questo è un disco notturno, scuro, da cielo sgombro di nuvole, nero e magari illuminato da bagliori lontani, dai lampioni sulla statale dietro la collina, le luci dell'aeroporto mentre tira vento e ti chiudi la lampo, un piccolo palco di legno in un prato d'estate sul quale suona un artista sconosciuto. Magari lo stesso Papercuts. La sua è una voce che viene da dentro, ogni tanto sembra di sentir parlare un sogno, una chitarra dal suono lunare apre il disco arpeggiando su "Do You Really Want To Know" e da lì non ci si sveglia fino alla fine. Ci sono paesaggi che non vedi senza musica, ci sono percorsi che senza il giusto aiuto non noti, così se ti lasci guidare dalla densa melodia di "I'll See You Later I Guess" ti viene mostrata una via nascosta, "The Messenger" ti porta ad osservare l'alta marea al buio e su "White All The Waves" i synth onirici e le pennate di chitarra scatenano silenziose onde d'argento. Basta poco per vedere tutto, vecchi galeoni che solcano il mare su "Marie Says You've Changed" spinti da venti di note provenienti dal sonno più profondo e beato che c'è, facce del passato che scorrono come in un film su "Wait Till I'm Dead", quando tutta la vita si dice che ti passi davanti. C'è profumo di Velvet Underground nella trascinante e corposa "Chills" e di Radiohead nella soffice "Winter Daze", dove si vede il cielo rosato dopo una nevicata, mentre Quever decide di condividere con chi lo ascolta un piccolo viaggio intergalattico nella siderale "Do What You Will", urla cosmiche che abbracciano l'infinito.

I protagonisti di questa parata in dissolvenza camminano silenziosi sotto un cielo stellato che non ti dimentichi più in una di quelle notti che speri non finiscano mai, l'alba arriva su "Charades" che ti godi fino al primo raggio di sole, quando il silenzio seguìto al breve scricchiolio del lettore cd ti fa capire che il sogno è finito, sveglia e caffè e si spera di ritrovarsi domani notte.

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