Ascoltare la colonna sonora de “Le Conseguenze Dell’Amore” non è solamente ascoltare un mix di canzoni assemblate appositamente dal bravissimo Pasquale Catalano ma è rivivere un film, il film di Paolo Sorrentino che è un piccolo gioiello, interpretato magistralmente da Toni Servillo. Le immagini del film non potevano essere meglio accompagnate, la scelta delle canzoni è stata fatta in maniera adeguata, ponderata, ragionata e, soprattutto, le musiche originali di Catalano sono minimali, dirette, sentite ma soprattutto evocative.
Il film di Sorrentino si potrebbe capirlo anche ascoltando la sola colonna sonora. Perché già queste musiche, queste canzoni sono immagini, colori, sensazioni, emozioni, trasmettono quel pathos che è presente in maniera ingente nella pellicola cinematografica. L’album si apre con l’intro di Catalano, essenziale e dinamico, e il cammino procede con “Scary World Theory” dei Lali Puna, traccia importantissima in questo album. Per chi conosce i Lali Puna, sa cosa sono capaci di comporre e sa soprattutto qual è il peso del loro lavoro. “Scary World Theory”, per chi non lo sapesse, non è solo una bellissima canzone, ma è un album ben costruito. Non è questa la sede per recensirlo, certamente, ma è importante capire cosa la musica indipendente tedesca è capace di darci. Gemme (elettroniche) che regalano catarsi e anima pura (per quanto si voglia dire e “stradire” sulla freddezza di questa musica). Tratta dal disco “Scary World Theory” dei Lali Puna, è presente anche “Satur-nine”. Ma, oltre questi, è presente “Hello” di James, che è una ballata giovane e malinconica, la “techno-dance” degli Arab Skank e la Vanoni “che non ti saresti mai aspettata” : quella di “Rossetto e Cioccolato”. Che lega benissimo con il resto del disco (e del film).

E d’improvviso è come se finisse il primo tempo dell’album e ci troviamo di fronte al leit-motiv di Catalano, con quegli archi di sottofondo che presagiscono la tragedia, la sorte di Titta (poi ripreso in altra salsa verso il finale con “La Cava”). Il viaggio continua con l’elettro-kraut-rock di Forni con “Terapia interrotta” fino a passare per il trip-hop dei Terranova, per finire con i Fila Brazillia. Ma finirò questa elencazione col suggerire l’ascolto attento, che obbliga ad un trasporto totale indi all’estasi, di “Remegio” degli I.S.A.N, incubo post-industriale, psichedelico, intimista, che suggerisce agli occhi terre spianate fatte di lampioni fiochi, asfalto, case popolari, periferie di terz’ordine.

In definitiva consiglio vivamente quest’album a chi ha già visto il film perché ogni canzone è uno o più fotogrammi del film; perché potete rendervi conto che la bellezza di questo nuovo cinema non sta solo nel film in sé per sé ma anche nella colonna sonora, nell’ascolto attento in successione di questo album, nell’ambiente che si crea attorno a voi, che vi sottoporrete a questo viaggio elettronico, in questa pittura dell’animo (di Titta e di tutti noi). Ma consiglio vivamente quest’album anche a chi non ha ancora visto il film perché può essere un modo, il mezzo, per vedere quest’ultima perla di Paolo Sorrentino (a dispetto de “L’uomo in più” che non mi entusiasmò affatto), indi per avvicinarsi al nuovo cinema napoletano, indi per affrontare (e sarebbe un’ottima conoscenza per voi) e gustarsi la nuova drammaturgia napoletana. Avreste mai pensato a tali possibili relazioni?

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