Siamo nel 1996 e sulla scia dei grandi album di chitarristi quali: Steve Vai, Yngwie Malmsteen e Joe Satriani, il francesissimo Patrick Rondat decide di pubblicare questo bellissimo album solista dal nome "Amphibia". Composto da due canzoni, "Amphibia" e "Vivaldi Tribute", l'album scorre via in maniera rapidissima grazie ai virtuosismi chitarristici e alla grande melodia che pervade l'album per tutti i suoi 32 minuti di durata.

Venendo alle canzoni, si parte con Amphibia, track suddivisa in 6 composizioni diverse, delle quali 3 di lunga durata e altrettante di media durata: la parte introduttiva dell'album, ci mostra l'ottima preparazione tecnica dei musicisti che affiancano Rondat, presentandosi principalmente come pezzo giocato quasi tutto sulla parte tastieristica; Patrick verso metà canzone inizia a farsi timidamente sentire per poi sfogarsi e dare vita ad un assolo dal fascino non indifferente e particolare: apprezzabili sono approposito la velocità d'esecuzione e la precisione dei vari artisti. Si passa così ad "Amphibia 2", strumentale di notevole lunghezza (6 minuti e 36 secondi), basata maggiormente su grandissimi solos di chitarra accompagnati pregevolmente dagli altri strumenti, che fanno da contorno musicale, al fine di realizzare un ottima melodia dal notevole impatto tecnico. I numerosi cambi di tempo e la complessità della song, ne faranno un vero e proprio capolavoro del progressive strumentale.
Terza parte, ed ennesimo goal segnato da Rondat; questa volta lo strumentale si fa più intimistico e riflessivo, mostrandoci un chitarrista dalle notevoli capacità compositive, capace di toccare i sentimenti più profondi dell'animo umano, presentandoci un pezzo molto lento e tranquillo accompagnato questa volta solo dalle keyboards. Dopo la tranquillità del terzo instrumental, passiamo alla più bella traccia dell' album: "Amphibia 4", che parte subito nel migliori con un base di batteria e chitarra, che fanno da "intro" ad un basso slappatissimo che ci accompagnerà per tutta la durata della canzone. L'atmosfera si fa più triste e tirata grazie alle note che Rondat tira fuori dal manico della sua chitarra. Ancora una volta l'esecuzione risulta essere perfetta nei minimi dettagli. 5° parte, si torna su toni più tranquilli che in questo caso si fanno quasi spensierati. Il duetto tra piano e chitarra acustica, ci mostra la bravura e la raffinatezza di questi virtuosi degli strumenti e la delicatezza delle composizioni. Ottimi gli assoli di chitarra, che ricordano vagamente il defunto Segovia. Ci avviamo verso il termine dell'album con la penultima track, nonché ultima parte di "Amphibia", canzone basata tutta sulla velocità e sulla precisione di esecuzione, che però questa volta lascia leggermente più distaccato l'ascoltatore. Il "Vivaldi Tribute" è un ennesimo strumentale, giocato maggiormente tra tastiere e chitarra, dove però risulta importantissimo l'aiuto batteristico. Nulla da dire, se non che le tastiere questa volta sono di dubbio gusto.

Ottimo disco in definitiva, forse troppo poco conosciuto e sottovalutato, ma che potrebbe rivelarsi (per chi ancora non lo avesse ascoltato) un'ottima sorpresa.

Elenco tracce e video

01   Amphibia, Part 1 (03:39)

02   Amphibia, Part 2 (06:36)

03   Amphibia, Part 3 (03:12)

04   Amphibia, Part 4 (06:34)

05   Amphibia, Part 5 (02:18)

06   Amphibia, Part 6 (05:54)

07   Camouflage (05:38)

08   Vivaldi Tribute (02:59)

09   Dreamstreet (04:38)

10   Backhand (05:26)

11   Shattered Chains (05:37)

12   Equinoxe IV (04:13)

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