"Ma perché ho comprato questo disco?"

Non faccio che domandarmelo di continuo mentre la voce di Paul Armfield si diffonde vellutatamente nell'aria disegnando l'inganno della sua musica. Già un inganno, perché questo cantautore inglese maschera abilmente dietro una schiera di eleganti suoni triti e ritriti, vestiti di penombra una purtroppo comune pochezza di idee, riuscendo con questo disco a catturare l'attenzione giusto il tanto per un ascolto distratto di sottofondo. Oltre questo, però, c'è davvero ben poco di cui parlare.

Le notturne e rilassanti atmosfere musicali delle sue canzoni, oscillanti tra un abusato soft-jazz e una forma di cantautorato folk molto classico e raffinato, sembrano evocare autori come Leonard Cohen, tracimando di tanto in tanto verso forme musicali troppo vicine tanto ai Tindersticks, quanto ai Lambchop, senza riuscire però a sviluppare lo stesso (discontinuo) fascino dei modelli, rischiando semmai di cadere nello stereotipo, nel cliché. Nel farlo il nostro mescola piano, chitarra, banjo, armonica, tastiere e mandolino, con il misurato sostegno ritmico di basso e percussioni, affidandosi ad arrangiamenti non sofisticati e di facile presa. A ciò si aggiungano una serie di egregi musicisti che completano il quadro con grande professionalità.

Il tutto è molto ben costruito, certo, si fa ascoltare, non disturba, vero, ma non ha né spessore, né personalità. Non lascia il segno insomma. Perché? Difficile dare una risposta netta. Forse queste mie sensazioni nascono dal fatto che le strade su cui Armfield si è incamminato sono state abbondantemente battute in passato da tanti musicisti e oggi non basta solamente evocarli per potersi vantare di aver fatto qualcosa di memorabile.

A volte probabilmente bisognerebbe avere il coraggio di tradire quei percorsi il tanto che basta per farli propri. Qua non accade. Qua troviamo solo un disco ben suonato, ben costruito, ma tutto sommato poco significativo. E sinceramente ascoltare lavori del genere mi sembra una perdita di tempo. Quindi, non so perché l’ho comprato e dire che mi basterebbe avere una buona ragione, quattro in verità mi sembrano troppe. So comunque che non ho più voglia di ascoltarlo. Smetto di scrivere e tolgo il cd. D’un tratto ho voglia di sentire "Songs Of Love And Hate" di Cohen. Un altro mondo.

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