Questo film è un vero, piccolo grande capolavoro.
La differenza che passa tra Il Padrino e Gangster No.1 è simile a quella tra una grande caffetteria in centro e il baretto di borgata. Sicuramente come qualità è meglio la caffetteria (se sei disposto a spendere dieci euro per un tramezzino e un succo di frutta). Ma in borgata, la clientela è di solito più interessante e il servizio è più veloce (non puoi restarci molto se non sei di quelle parti). Risultato: scelgo il baretto, seppure coi rischi che comporta la scelta.
Il protagonista di questo film è cattivo. E pochi sanno far bene il cattivo come Malcolm McLaren (solo la sua interpretazione in Arancia Meccanica gli vale l'iscrizione nella breve lista dei miei attori preferiti).
McLaren (vero nome Taylor), nato e cresciuto nell'area metropolitana di Leeds, in questo film interpreta un uomo che ha la vera mentalità da criminale. E distrugge tutti i clichè del criminale cinematografico: non è l'immaturo affascinato dalla malavita di Goodfellas; non è l'uomo responsabile che si trova a dover gestire una famiglia tradizionalmente mafiosa come Michael Corleone; non è il protettore del quartiere come il Chazz Palminteri di Bronx; non è l'eroe popolare come Dillinger; non è il maniaco di Natural Born Killers; non è il killer col codice d'onore come Ghost Dog. Nè tantomeno il sicario dal cuore d'oro del romantico, melenso ed improbabile Leon.
"Il criminale" (chiameremo così il protagonista, di cui non si fa mai il nome durante il film), è ambizioso, sadico ma lucido, arrogante ma non sguaiato, cattivo, cattivo dentro. Scaltro ma non intelligente. Perchè se fosse intelligente non farebbe il criminale. E' un cagnaccio assetato di sangue, ma con stile. Il cui unico scopo è essere il "numero uno", avere il potere, una reputazione da tipaccio e guardare i comuni lavoratori dall'alto del proprio patrimonio monetario.
A fare da controparte a questo personaggio c'è la figura di Freddie Mays, capobanda autorevole, carismatico, affascinante, con al fianco una bellissima donna che ama solo lui. Un violento ma che conserva la propria umanità. Che si rivolge col "per favore" ai propri scagnozzi, ma che gli rompe la faccia se sgravano. "Un uomo vero", come ammette il protagonista all'inizio del film. L'uomo che lui non potrà mai essere, il cui livello non potrà mai raggiungere, pur ammazzando tutti i boss della città, e svaligiando tutte le banche, e costruendosi la peggiore reputazione.
Il criminale inizialmente è affascinato da Mays, dalla sua intelligenza, dai suoi abiti italiani su misura e i suoi orologi serie limitata. Poi questo sentimento si trasforma in un'ossessione, un odio viscerale, invidioso e malvagio. Il criminale può provare ammirazione, seguita però subito da invidia. Perchè il criminale è in competizione con tutti. E' incapace di provare simpatia per qualcuno, ed è questo che fa di lui un criminale.
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