Ogni tanto siamo colti di sorpresa, inaspettatamente colti di sorpresa. Di fronte ai molteplici giudizi negativi verso il film dell'esordiente Peter Cornwell anch'io mi aspettavo il solito horror estivo "bambinesco" dalla casa infestata e dai "fantasmini svolazzanti". Per di più la dicitura "tratto da una storia vera" non fa che aumentare le aspettative, aspettative poi puntualmente disattese. In quest'ottica di negatività è nato Il Messaggero - Tha Haunting in Connecticut, opera prima dello statunitense Peter Cornwell.
La trama non è particolarmente originale, anzi molto affine alle tipiche ghost story moderne. Il giovane Matt (Kyle Gallner) è affetto da un cancro che lo costringe a lunghi viaggi per raggiungere l'ospedale. Così sua madre Sara (Virginia Madsen) decide di prendere in affitto un'abitazione vicina al complesso ospedaliero per evitare lunghi spostamenti quotidiani. La terapia che sta seguendo il ragazzo non sembra dare frutti positivi e successivamente la situazione peggiorerà. La casa è infatti strana...
Cercando di travalicare i pregiudizi, che da appassionato del genere molte volte si presentano, questo film nonostante una trama scontata e banalità trite è comunque un buon lavoro. Innanzitutto lo è se si considera che la pellicola in questione è la prima del regista, che dal canto suo dimostra una buona attitudine dietro la macchina da presa e colpi di scena posizionati sapientemente. Il merito principale del cineasta sta nell'aver creato un film dove i momenti drammatici e quelli angoscianti sono ben bilanciati e si alternano a continui flasback, visioni, ombre, luci e apparizioni varie. In questo senso The Haunting in Connecticut è l'opera più interessante del panorama orrorifico dell'ultimo periodo. Anche l'atmosfera che si respira per tutta la durata della pellicola è basata sull'effetto vedere/non vedere, in un crescendo di tensione, che culmina in improvvise e fugaci presenze. A volte tutto sembra prevedibile ma l'autore è stato comunque bravo nell'utilizzare senza strafare tutti questi elementi.
Inoltre interessante è il legame malattia/morte che il film tratta. Il malato Matt dovrà infatti convincere i membri della famiglia che ciò che vede non è frutto delle allucinazioni date dai farmaci ma bensì reale. Nell'esile filo tra verità e menzogna Il Messaggero tocca il binario della drammaticità per passare subito dopo all'horror "da sobbalzo" e viceversa.
Impossibile considerarlo un capolavoro dato i richiami tipici e (ormai stancanti) ai grandi film del genere. Resta il fatto che questo film rappresenta un buon prodotto in ambito horror per quanto riguarda l'ultimo biennio. La sceneggiatura non è nulla di esaltante, la location neanche, la storia trita e ritrita ma la naturalezza e la versatilità con cui è stata messa su pellicola è da ammirare. L'ottima prova del giovane protagonista, che sa inquietare anche grazie al suo volto "malato", unita ai sobbalzi che il film genera, fanno di questo Tha haunting in Connecticut un film da salvare nel marasma orrorifico mondiale.
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