Instant book che più instant non si può.
Obiettivamente, comprato appena uscito, vi si potevano leggere notizie della settimana prima. Quasi fosse un settimanale.
A stare alle classifiche di vendita, una delle letture più apprezzate dagli italiani in quest'ultima estate.
Prima di giudicare (o, nel nostro minuscolo, recensire) un'opera del genere, pare necessario intendersi su alcuni concetti di base.
Anzitutto: è lecito guadagnare con un'opera di questo tipo. La risposta, che credo unanime, può esser solo sì. I libri di politica, istantanei o storici che siano, sono sempre esistiti e sempre esisteranno. Il problema, semmai, è la veridicità di quello che ci si scrive dentro. Ma per quello c'è il codice penale, quand'occorre.
La seconda domanda, ovviamente molto più densa di potenziali polemiche della prima, è: in Italia stiamo vivendo un'epoca di emergenza democratica? L'informazione, tanto pubblica quanto privata, è sfalsata, falsificata, travisata? È vero che l'80% degli italiani si informa in televisione, meno del 20 sui giornali e solo il 2,7 su internet (unica fonte anarchica e perciò potenzialmente più veritiera delle altre?)? I dati recentemente pubblicati direbbero questo. È vero che in Italia una sola persona decide la gran parte di ciò che vediamo alla tele (televisioni private, 2/3 delle pubbliche, Endemol che produce per entrambe la quasi totalità di programmi di successo e di massa), al cinema (medusa, quasi monopolista della distribuzione cinematografica) e ciò che leggiamo (quasi tutti i giornali, direttamente o indirettamente, ad eccezione di quelli legati al gruppo Espresso-Repubblica, e Mondadori-Einaudi, ovvero più del 70% della grande distribuzione di libri sul territorio)?
Se si risponde positivamente alla domanda che ho posto sopra, allora questo libro, come tutti gli altri simili, ha la sua ragion d'essere.
Effettivamente vi si legge una quantità di dati impressionante e non smentita da fatti credibili (né da fatti a tutto tondo, verrebbe da dire...), ed anzi provata da un'infinità di materiale indiziario e probatorio, che gli italiani, pur avendone il sacrosanto diritto, non hanno avuto modo di conoscere.
Dunque, benché la cosa possa effettivamente apparire grottesca, sotto l'ombrellone potrebbe essere arrivata una sinossi di tutto ciò che i nostri connazionali, non bazzicando blog e non comprando l'Unità (e neanche comprando Repubblica...: ci va un anno di vendite di Repubblica per raggiungere il pubblico della sola Rete4 di una settimana...), non hanno avuto modo di leggere, vedere, ascoltare.
E, magari, una volta letto il libro, si potrà anche scoprire che in Rete si trovano registrazioni, fotografie e filmati, ovvero tutto quel materiale che in ogni Paese dell'Occidente sarebbe ben più che sufficiente per mandare a casa il nostro piccolo uomo. Ma, d'altra parte, in nessun altro Paese d'Occidente un personaggio così avrebbe potuto pensare di candidarsi.
Ma torniamo al libro, che è anche di quello che si deve parlare.
Com'è scritto? Ne vale la pena?
A prescindere dai contenuti (dai quali, comunque, non si può né si deve prescindere) il libro è ben concepito, scorre via molto veloce, pur nella sua grossezza "materiale"e, in sostanza, si legge bene.
Indubbiamente la ruffianeria dell'instant book si vede anche nel paziente e chirurgico lavoro di "taglincolla" di articoli, intercettazioni, deposizioni, interviste, ecc..., che rende il realmente "scritto" molto ridotto rispetto all'evidente spessore dell'oggetto.
Ma è purtroppo, o per fortuna, dal contenuto che non si può assolutamente prescindere. Se si è d'accordo, o anche se si è solo curiosi, è una lettura, oggi, doverosa.
Indubbiamente si potrebbe anche non far guadagnare i tre autori, trovando ogni particolare su Internet. Ma, si sa, gli italiani non lo fanno. E quindi, in mancanza di altri mezzi di comunicazione attualmente ben poco disponibili, ben venga un libro che i nostri connazionali dovrebbero conoscere.
Al limite anche solo per contrastarne il contenuto. Ma, amici miei, se a contrastare questi tragicomici dati non sono riusciti gl'implotonati e superpagati legali del premier, ci riusciranno forse i nostri piccoli discorsi da Bar (anche se, a leggerle bene, anche le linee difensive di "Mavalà" Ghedini stanno sicuramente più di casa in un Bar che in un Tribunale).
È così che va il mondo... (per ora). Baci
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